Racconta la sua prigionia ad Auschwitz, ma non ci è mai stato: smascherato falso sopravvissuto
Andava in giro per l'Italia a raccontare il dramma vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era prigioniero nel campo di concentramento di Auschwitz. Il suo era un messaggio carico di emozione e allo stesso tempo di dolore, al punto che veniva spesso invitato in scuole e uffici pubblici per testimoniare ciò che aveva subito quando era solo un bambino. Peccato, però che Samuel Artale von Belsky Levi, padovano di 83 anni, in un lager non ci abbia mai messo piede, inventando di sana pianta tutto ciò che comunicava. Ad accorgersi della "truffa" sono stati alcuni rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia: "È un falsificatore, capace di raccontare una storia che in realtà non ha mai vissuto", hanno detto, come riporta Il Gazzettino. I dubbi sono cominciati a sorgere già qualche tempo fa, ma le uscite pubbliche di Artale sono continuate. Addirittura, domenica prossima è in programma una sua testimonianza a Meolo, in provincia di Venezia.
Secondo quando riferito sempre dal Gazzettino, che ha ricevuto un fascicolo-denuncia trovato nella propria cassetta della posta da un signore veneziano appassionato di storia ebraica, l'83enne, che ha sempre raccontato di essere nato a Rostock in Germania e di essere figlio di ebrei-prussiani deportati nei campi di sterminio, in realtà è nato in Calabria. Dagli archivi della Shoah, inoltre, il suo nome non emerge da nessuna parte, così come vi è traccia di lui e della sua famiglia a Rostock. Da una visura camerale della Camera di Commercio emerge infatti che l'ingegnere, proprietario della Artale Group fondata a Padova nel 2007, sia nato a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, nel 1937. A confermare questa versione dei fatti è intervenuto anche Gadi Luzzatto Voghera, storico veneziano e direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano.
"La storia che Artale racconta con commozione alle scolaresche assetate di testimoni – ha spiegato l'esperto al Gazzettino – non trova riscontro di alcun tipo. Negli archivi di Rostock non c'è traccia della sua famiglia e gli ebrei di quella città sono stati tutti deportati due anni prima di quel che racconta. Nei Sonderkommando ad Auschwitz non hanno mai lavorato bambini, come lui sostiene. E lui stesso non è un ebreo tedesco, bensì un anziano signore che risulta nativo di Cosenza. Il libro che ha pubblicato lo scorso anno è ricco di errori storici. Purtroppo in questi giorni l'amministrazione comunale di Cessalto, ultima di una lunga serie, ha deciso di offrire a 300 studenti la testimonianza di questo signore in occasione del Giorno della Memoria. E, fatto più grave, ha chiesto e ottenuto dalla inconsapevole senatrice Liliana Segre un messaggio di saluto per la manifestazione, associando così la testimonianza vera a quella fasulla".