“Quote blu” nel concorso per dirigenti scolastici: cosa sono e come funzionano
Da sempre sono poche le figure maschili nel mondo della scuola. Per questo, secondo quanto previsto nella bozza del prossimo concorso per dirigenti scolastici che dovrebbe svolgersi tra pochi mesi, l'articolo 10 prevede l'introduzione delle cosiddette "quote blu".
"All'esito della procedura concorsuale,(…) a parità di punteggio complessivo (…), considerate le percentuali di rappresentatività di genere di ciascuna regione (…), che il titolo di preferenza sia in favore del genere maschile", si legge nel documento. Il provvedimento servirebbe per far aumentare la presenza degli uomini all'interno del personale scolastico, partendo dalla dirigenza.
Come spiega il Corriere della Sera, fatta eccezione per la Sardegna, dove la percentuale è di 61 a 39 per le donne e in Valle d’Aosta e Molise dove non ci sono posti disponibili per questa tornata di assunzioni, in caso di parità in graduatoria alla fine del concorso, sarà data priorità al candidato uomo rispetto a una collega.
Così, se negli altri settori il problema della disparità riguarda principalmente le donne, per le quali sono state introdotte le famose "quota rosa", nella scuola la discriminazione sarebbe maggiore nei confronti dell'altro genere e le quote diventano così "blu".
Cosa sono le "quote blu"
Il termine, che fa riferimento alla percentuale di docenti di sesso maschile che si dedicano all’insegnamento nella scuola, è entrato nell'uso dal 2006 dopo che era stato utilizzato in diverse interviste dall'allora presidente dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni. "Siamo l’unico settore che non ha bisogno delle quote rosa ma di quote blu. Solo un insegnante su cinque è maschio. La completa femminilizzazione dell’insegnamento sarebbe un errore. Occorre rendere più appetibile questa professione e ridarle dignità", aveva detto al Corriere della Sera.
Il ministero dell'Istruzione ha subito spiegato che quanto previsto dalla nuova bozza discenderebbe dall'applicazione di un decreto del giugno scorso che appunto regola l'accesso agli impieghi in tutte le pubbliche amministrazioni. Tra le modifiche introdotte c'è quella che prevede che nei bandi di concorso nelle pubbliche amministrazioni debba essere indicata, per la qualifica interessata, la percentuale di rappresentatività dei generi calcolata al 31 dicembre dell'anno precedente.
Qualora la differenza fra i generi sia superiore al 30%, nello scorrimento della graduatoria per le assunzioni, a parità di titoli e merito, si applica la preferenza a favore del candidato appartenente al genere meno rappresentato.
Critiche da sindacati, giudizio positivo da Anp
La diffusione della notizia ha scosso il mondo dei sindacati che promettono battaglia nei prossimi mesi per chiedere una revisione. "Il risultato di questa sovrapposizione tutta burocratica ci fa fare un passo indietro che sembra appartenere a un’era ormai superata", ha commentato il Segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D'Aprile.
"Una previsione che niente ha a che fare con l’equilibrio di genere, che introduce meccanismi di falsa uguaglianza, che non tiene in nessun conto dell’esperienza, della capacità e delle attitudini. Pensare di creare una perequazione al contrario, indicando il genere maschile come da preferire, introduce nella scuola una diversificazione di genere della quale non si sente assolutamente il bisogno. A prescindere dalla parità di genere la professionalità del personale della scuola non si può misurare in base al sesso", prosegue ancora la nota diffusa dal sindacato.
Anche per la Cisl Scuola si tratta di una previsione "inadeguata e bizzarra" e chiede di rivederla.
Favorevole alle "quote blu" invece il sindacato dei presidi Anp. "Siamo il settore in cui la parità è già stata raggiunta e superata", ha detto il presidente del sindacato Antonello Giannelli. "Mi sembra una buona notizia", ha aggiunto.