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Omicidio a Pescara: 17enne ucciso a coltellate

“Questione di rispetto” e dinamica del gruppo: cosa c’è dietro l’omicidio di Thomas a Pescara

Thomas, 17 anni ancora da compiere, è stato barbaramente ucciso a Pescara. Accusati dell’omicidio altri due minorenni. Lo hanno colpito con almeno 25 coltellate, ucciso pare per un debito di droga.
A cura di Margherita Carlini
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A 17 anni Thomas è stato ucciso con 25 coltellate da due ragazzi di 16 anni. Dieci coltellate sferrate da uno e quindici dall’altro, mentre lo insultavano e gli intimavano di morire in silenzio.

In un parco, in pieno giorno, mentre altri giovani che facevano parte del gruppo hanno assistito all’omicidio o lo hanno sentito raccontare poco dopo da quelli che sarebbero i due esecutori materiali, quando si recavano tutti “tranquillamente” al mare.

Ucciso sembra, per un debito di droga da 250 euro, che la vittima avrebbe contratto con uno dei due sedicenni, l’altro nemmeno lo conosceva. Eppure, da quello che gli inquirenti stanno ricostruendo in fase di indagini, ci sarebbe stato un vero e proprio accordo per far arrivare Thomas al parco Baden Powel di Pescara, dove è stato ucciso.

Gli altri ragazzi si sarebbero dati appuntamento alla stazione, uno dei due aveva uno zaino contenente un coltello e un cambio d’abito utilizzato durante l’omicidio. Quel debito “era diventata una questione di rispetto”, motivano così la ragione che li avrebbe portati a organizzare l’incontro con Thomas, appena scappato dalla Comunità in cui era stato inserito, e poi a ucciderlo.

Il rispetto mancato, un torto che Thomas avrebbe fatto al gruppo, non tanto al singolo. L’altro esecutore la vittima nemmeno la conosceva ma ha partecipato all’omicidio “perché sono amici”.

Due passaggi brevi ma che ci consentono di comprendere le dinamiche che spesso sottendono i comportamenti criminali posti in essere dai giovani o giovanissimi, dinamiche che maturano e si consolidano all’interno del gruppo. Giovani criminali le cui carriere solitamente hanno esordito con una serie di comportamenti devianti, comportamenti cioè che si discostano da quelle che sono le regole sociali normalmente condivise.

In quest’ottica la trasgressione diviene il mezzo per acquisire una dimensione identitaria che prende forma e si consolida all’interno del gruppo dei pari. Ecco che le regole sociali vengono sostituite da quelle del gruppo. Un’esigenza, quella di sentirsi parte di un gruppo, che diventa fondamentale per l’affermazione di sé, spesso in assenza di riferimenti sani solidi.

Ecco come la “mancanza di rispetto” al singolo, diventa una questione del gruppo e chiama tutti all’azione, o quantomeno assolve dal non intervenire per impedire che l’omicidio venga commesso. Un po' quello che racconta il super testimone, presente al momento dell’omicidio di Thomas quando riferisce “non abbiamo pensato a chiamare nessuno né polizia né ambulanza” e prosegue riferendo di come il gruppo si sia poi tranquillamente recato al mare.

Una dimensione di gruppo che serve anche a deresponsabilizzarsi e a prendere le distanze dal contenuto emotivo che dovrebbe essere connesso a un crimine del genere. Si ha invece a che fare, come è scritto anche nella nota della Procura, con giovani totalmente incapaci di empatia e di qualsiasi forma di pentimento, giovani che dopo aver commesso il brutale omicidio del 17enne, dopo essersi accaniti sul suo corpo inerme con calci e sputi, dopo avergli spento sul viso una sigaretta, si sono recati al mare per fare il bagno, raccontando agli altri componenti quanto era accaduto in quel parco.

Non solo. Nel telefono di uno dei due esecutori sono state rinvenute delle foto, scattate al mare, in una in particolare il ragazzo si mostra con un pugno sul petto e un’espressione di fierezza.

Ragazzi, poco più che bambini che pongono in essere crimini efferati emulando e interiorizzando i modelli violenti che vengono loro veicolati, sin dall’infanzia, dal mondo degli adulti, con l’effetto inevitabile di un abbassamento del livello di ciò che dovrebbe essere, indubbiamente ritenuto illecito e socialmente disapprovabile.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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