Quello di Massimo Segre verso Cristina Seymandi è un abuso sessista: parla avvocata antiviolenza
Continua a tenere banco il dibattito sullo "scandalo dell’estate", il caso che ha visto protagonisti Massimo Segre, importante personaggio della finanza torinese, e Cristina Seymandi, ex strettissima collaboratrice dell'ex sindaca Chiara Appendino. La storia è ormai arcinota, ma la ricordiamo: durante una festa di fidanzamento, apparentemente organizzata con l'intento di annunciare le nozze il prossimo autunno, Segre ha afferrato il microfono per leggere quello che Cristina (e le decine di invitati presenti) credevano sarebbe stata una lettera d'amore, un testo che suggellasse con una proposta di matrimonio "ufficiale" una relazione felice.
Invece, dopo un breve preambolo, Segre ha affermato: "Ho sempre pensato che amare una persona sia desiderare il suo bene più ancora del proprio. In questo caso, questa sera, desidero regalare a Cristina la libertà di amare". Da quel momento in poi la lettera dell'uomo ha assunto tutt'altro significato e Segre non ha fatto altro che rivelare, a favore di telecamera e ai molti invitati, i presunti tradimenti della compagna, da quello con "un noto avvocato, a cui tiene chiaramente più che a me", a quello con un "noto industriale". "Cara Cristina – dice ancora Segre – a Mykonos vai con il tuo avvocato, sii felice con lui. Come sai è tutto pagato".
Il caso, diventato di dominio pubblico dopo la diffusione di un video, ha suscitato un acceso dibattito. In molti, probabilmente troppi, hanno lodato i toni pacati e l'apparente gentilezza adottata da Segre, sostenendo che in fondo Cristina Seymandi "se l'è cercata". Ad altri, invece, la pubblica gogna a cui è stata sottoposta la donna è parsa una forma di violenza psicologica inaccettabile. Che motivo c'era di spiattellare a favore di telecamera fatti squisitamente privati? E perché mai ricorrere all'umiliazione pubblica della donna, se l'intento era solo quello di chiudere una relazione deludente?
Secondo Clarice Carassi, avvocata e presidente della associazione Trama di Terre Onlus che gestisce l’omonimo Centro Antiviolenza e Centro Interculturale, al di là degli eventuali risvolti giudiziari (Seymandi potrebbe sporgere denuncia per violenza privata) quello di Segre è un atto di sopraffazione inaccettabile: "Il mio giudizio di donna coincide pienamente con quello della giurista impegnata da anni sui temi della parità e della violenza di genere". Infatti "l’episodio che è la perfetta esemplificazione della ideologia sessista e di un sistema disfunzionale che si serve della mortificazione e del (pre)giudizio per stigmatizzarne le condotte, le scelte e l’autodeterminazione delle donne".
Quella mortificazione, secondo l'avvocata Carassi, "è rinvenibile nell’ascrizione, avvenuta in pubblico e alla presenza della donna, di aspetti presuntamente riferibili alla sua vita intima e personale e nella veicolazione e sollecitazione, agita proprio attraverso l’impropria rappresentazione, di un giudizio sulle sue (presunte) condotte. È poi sicuramente rinvenibile nella successiva condivisione in rete del video girato, che ha amplificato lo stigma, per la cosiddetta viralità che contraddistingue la diffusione di qualsivoglia contenuto immesso, e che lo ha reso immanente. Una eco aggravata a mio parere dalla attenzione che certe testate web hanno subito destinato alla vicenda".
Prima di essere probabilmente illegale, dunque, il comportamento di Segre "rappresenta la perfetta esemplificazione del perpetuarsi di una pericolosa incultura maschilista e sessista", una cultura che si può riscontrare anche nella "partigianeria che la condivisione di questo video ha suscitato in favore dell’uomo, il sostegno del branco social, che ha approvato il gesto e stigmatizzato la (presunta) condotta della donna. Soprassiedo al momento dal proporre una disamina sulla sussistenza o meno di condotte penalmente rilevanti. Ora è più opportuno stigmatizzare – e avvertirne l’esigenza – il pregiudizio di genere che si rinviene in tutta la dinamica secondo cui si è svolto ed è stato trattato dall’opinione pubblica questo episodio".