C'è questo video amatoriale, che sta girando in rete, in cui si scorge lo spezzone finale di una salita, si coglie la presenza di un arrivo. Ci sono i tabelloni pubblicitari azzeccati alle paratie, quelle di ferro saldato che sembra ghiaccio, e aggrappati in primo piano un gruppo di ragazzini. Più dietro un crocchio di persone è in posa pronta per scattare all'applauso, come se dovessero sprintare anche loro, attenti a non distrarsi per non perdere il guizzo dopo la curva. Non è certo una gara importante, niente sponsor di grido e quel cielo in fondo è troppo grigio per fingersi un cielo delle grandi occasioni. Passa un corridore, nessuno applaude, tutti dietro ad aspettare altro. Quello che taglia il traguardo non se lo fila nessuno e nemmeno lui sembra sentire neanche un brivido. Taglia il traguardo come un garzone della pizza al semaforo. Filante.
La scena vera però è dietro. Un corridore che tiene in spalla la su bici, correndo con quelle scarpe disegnate per pedalare e che lo fanno sembrare una ballerina emaciata sull'asfalto e subito dopo lento come sono lenti quelli che stanno gustando qualcosa di straordinario, un altro concorrente si mantiene dritto con una pedalata lassissima, attento a non superare. Il corridore in bici copre le spalle al corridore con la bici. Questa volta il pubblico applaude, è un crescendo sinfonico, manca solo la musica dei vecchi film per sembrare tutto, improvvisamente, un mito.
Il corridore con la bici in spalla è Ismael Esteban, e si è classificato terzo alla gara di ciclocross di Puente Viesgo, Spagna. Esteban ha tirato il gruppo per tutta la gara, tenendo la testa fino a quando ad un chilometro dall'arrivo ha forato. Senza perdersi d'animo ha deciso di prendersi la bicicletta in spalla e correre al traguardo. Forse avrà pensato che dopo avere fatto tutta una gara da primo a prendere la rincorsa il dio del ciclismo avrebbe dovuto spingerlo per inerzia e gratitudine sotto il traguardo. E quando i suoi due inseguitori l'hanno superato e si è ritrovato terzo, a piedi, con quella strana forma di ciclista capovolto a pochi metri dall'arrivo, è stato scortato dal ciclista Augustin Navarro che non se l'è sentita di superarlo. "Esteban non meritava di finire fuori dal podio, ha fatto una prova migliore della mia per tutta la gara", ha dichiarato Navarro, commentando quella sua frenata che ti insegnano sin da bambino a non fare mai, se vuoi vincere. "Testa bassa e pedalare", ti insegnano quando inizi a correre in bicicletta. E invece lui, Navarro, con quel nome a metà tra l'indiano e il pistolero l'ha schiena ha deciso di tenerla diritta e lasciarsi superare dalla realtà.
Il video è diventato virale. Ovviamente. Perché siamo talmente in un tempo di sfrenati furbi che se qualcuno decide di non approfittare delle regole sembra un alieno. I nostri eroi, qui da noi, al massimo sono coloro che le regole le rispettano o le fanno rispettare. Anzi, tanta manna se ogni tanto qualcuno ci ricorda che "avrebbe potuto" ma non l'ha fatto. I regolari senza macchia sono l'estremo che si possa immaginare e così basta appena che qualcuno decida che in un'occasione anche le regole possono essere ingiuste sebbene regolari che tutti ci si appiccica allo schermo. Perché in fondo, se non ci fosse questo video, in molti avrebbero pensato "bello scemo" a fare qualcosa senza raccoglierne gli onori senza sapere che ogni tanto, nella vita, succede a tutti, prima o poi, l'occasione di essere giusti, oltre che regolari. E quel guizzo, che qui ha la forma di un frenata, è un scintilla che si accende senza calcoli o valutazioni. Nasci che ce l'hai, la lealtà. E anche se sta scritta nei libri di storia, nei compendi di letteratura, non ti aspetteresti mai di vederne una ancora viva, mica estinta, in salute e addirittura filmata. Così succede che un lunedì pomeriggio l'eroismo delle piccole cose diventi di moda. e sarebbe una moda bellissima, da tenere come tradizione. Per i prossimi cent'anni.