Quegli abusi in sagrestia dopo la scuola: “Ma per i giudici a 14 anni ero consenziente”
È cominciato tutto un pomeriggio di aprile, quando lui l'ha portata in sagrestia e le ha stampato un bacio sulla bocca. Lei è rimata impietrita, come se guardasse quella scena fuori dal suo corpo, se ne è stata ferma come un vegetale finché lui ha non ha finito e le ha dato la benedizione. La storia di Giada Vitale, abusata a 13 anni da don Marino Genova, ex parroco di Portocannone oggi condannato in primo grado dal tribunale di Larino a sei anni di reclusione, è tragicamente identica a tutte le storie di pedofilia, tranne che per un particolare snodo della vicenda giudiziaria che ha segnato il suo caso. Lo racconta la stessa Giada, a Fanpage.it.
Raccontaci di quel giorno
G. "Era aprile 2009, avevo 13 anni e studiavo per l'esame di licenza media. A quel tempo ero timida e senza molti amici, ma mi piaceva la musica e per questo andavo regolarmente in chiesa per suonare l'organo. Quel pomeriggio stavo tornando a casa dalle ripetizioni e passai davanti all'ingresso della chiesa Santi Pietro e Paolo, a Portocannone. Vidi don Marino sulla soglia intento a chiudere i battenti della porta, mi vide anche lui e mi fece cenno di entrare".
Tu lo hai seguito?
G. "Ovviamente sì, non ci vedevo nulla di male. Prese la mia mano intrecciandola con la sua e mi guidò in sagrestia, dove iniziò ad abbracciarmi forte e a spogliarmi. Restai impietrita e lo lasciai fare finché non ebbe finito. Poi mi diede la benedizione e mi lasciò andare".
Come ti sei sentita?
G. "Come in un sogno, una bolla, sembrava non fosse reale, quella sera restai sveglia fino a notte fonda a piangere. .
Quell'episodio si è ripetuto?
"Altroché, don Marino ha cominciato a fare quelle cose due o tre volte alla settimana arrivando fino ai rapporti completi. Era dolce, mi diceva: “Ti voglio bene stellina”. E quando aveva finito mi rivestiva e mi dava sempre la benedizione".
Che impatto hanno avuto gli abusi sulla tua vita di adolescente?
G. "Il mio corpo mi dava dei segnali di malessere. Avevo sempre mal di stomaco, crisi di pianto e difficoltà di concentrazione a scuola, tanto che più in là ho dovuto lasciare. Volevo che smettesse e per un po’ ho finto di stare con un ragazzo perché lui (don Marino, ndr) mi lasciasse stare. La situazione, però, non ha retto a lungo e ha ricominciato a fare quelle cose".
Hai chiesto aiuto a qualcuno?
G. "Mia madre (vivevamo da sole da quando mio padre è morto molti anni prima) una notte mi chiese cosa avessi, perché non smettevo di piangere. Quando le dissi la verità non mi credette, così rinunciai a parlargliene ancora. Più in là, però, una corista che frequentava la parrocchia ha intuito qualcosa dai miei atteggiamenti, ero arrabbiata e delusa. Quando ho trovato la forza di parlare con lei, pian piano le ho raccontato tutto quello che avevo patito, ci sono voluti giorni. Alla fine lei mi ha convinto a denunciare don Marino al vescovo della diocesi di Termoli-Larino, monsignor Gianfranco De Luca".
Il vescovo ha preso provvedimenti?
G. "Ha allontanato don Marino dalla chiesa di Portocannone. A quel punto, a 17 anni, ho deciso di denunciare alla magistratura, volevo giustizia".
L'hai avuta?
G. "Non direi proprio. Il pubblico ministero ha diviso il fascicolo in due parti: una riguardante gli abusi subiti quando avevo 13 anni, l'altra, quelli avvenuti dai 14 ai 16 e per questo secondo fascicolo ha chiesto l'archiviazione".
Perché?
G. "Perché dai 14 anni in su, sono stata considerata ‘consenziente', in pratica secondo il pubblico ministero, io e don Marino eravamo da considerare ‘una coppia'. La cosa più grave, tuttavia, è che il fascicolo per cui si è proceduto riguarda solo due mesi, da aprile al 20 giugno, quando ho compiuto 14 anni".
Don Marino è stato condannato?
G. "È stato condannato sei anni di reclusione con sentenza di primo grado, attendiamo l'udienza d'appello che avrà luogo l'11 ottobre prossimo. Per l'altro fascicolo, ovviamente abbiamo fatto ricorso contro l'archiviazione".
Dove si trova oggi?
G. "Non so dove sia, so sole che è stato fotografato dai giornalisti di Pomeriggio Cinque, mentre, nonostante l'interdizione, celebrava messa".
Come ti fa sentire il fatto di essere stata considerata consenziente?
G. "Don Marino mi ha distrutto la vita, ma la giustizia ci ha messo sopra una pietra tombale".