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Quasi un italiano su due evita il cibo degli scandali alimentari

L’ultima è quella del ritrovamento di tracce di Dna equino nel ragù Star, prima sono venute le polpette e le torte al cioccolato del gruppo Ikea, i batteri coliformi e le lasagne. Ed ora i consumatori sono sempre più disorientati e sfiduciati, afferma la Confederazione italiana agricoltori.
A cura di Biagio Chiariello
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"Dopo le polpette, le torte al cioccolato. Dopo la carne di cavallo, i batteri coliformi" inizia così il comunicato con il quale la Cia (Confederazione italiana agricoltori), fa sapere che di fronte alla notizia di un allarme alimentare, vero o presunto, il 45 per cento degli italiani evita di comprare il cibo "contaminato" per un certo periodo di tempo. La lista degli "alimenti dello scandalo" oggi è stata arricchita dalle 300 mila confezione di Ragù Star sequestrate dal Ministero della Salute, dopo che alcuni tipi di ragù sono risultati positivi agli esami del Dna per la presenza di carne equina. Il dato rilasciato dalla Cia arriva peraltro nel giorno in cui Confcommercio annuncio la netta flessione dei consumi in Italia a gennaio (-2,4%), particolarmente significativa proprio per il settore degli alimentari.

 La "paura a tavola" incide pesantemente sui consumi. L'"effetto fuga" dei consumatori in larga parte è frutto della sfiducia della loro sfiducia, di fronte al susseguirsi di scandali e truffe a tavola. "I cittadini sono sempre più allarmati e ora c'è il pericolo concreto che questa ‘febbre da cavallo' -sottolinea la Cia- vada a contagiare seriamente i consumi con immediati danni economici e d'immagine anche per tutte quelle aziende del settore che, in Italia come in Ue, hanno sempre lavorato per la qualità e la tracciabilità. Non bisogna dimenticare quanto il nostro Paese ha già pagato a seguito degli allarmi alimentari veri o presunti degli ultimi dieci anni: dalla "mucca pazza", passando per l'aviaria, fino al "batterio killer", il bilancio dei danni della "paura a tavola" supera la cifra record di 5 miliardi di euro.

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