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Quanto è grande il patrimonio immobiliare degli enti ecclesiastici in Italia

Collegi, conventi, orfanotrofi, seminari, oratori: gli enti ecclesiastici in Italia controllano quasi 46mila immobili, per un totale di 38,6 milioni di metri quadrati. La maggior parte si trova al Nord, anche se la città che ne raccoglie di più è Roma.
A cura di Luca Pons
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Il patrimonio immobiliare gestito dagli enti ecclesiastici, in Italia, è decisamente ampio: 45.927 edifici, che valgono 38,6 milioni di metri quadri e 42,5 miliardi di euro (senza calcolare i beni artistici all'interno). Buona parte di questi immobili, però, è vuota, sottoutilizzata oppure in cattivo stato di manutenzione. A raccogliere questi dati è stato l'istituto di ricerca Scenari immobiliari, per il Sole 24 ore.

Quando si parla di enti ecclesiastici, non si includono gli edifici che sono di proprietà del Vaticano. Questi ultimi infatti sono gestiti dall'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica), sostanzialmente un ministero dedicato, e ammontano a circa 4mila edifici, di cui 2.700 di proprietà vaticana e 1.300 gestiti da altri enti.

Gli enti ecclesiastici, invece, sono una galassia più ampia: istituti universitari o di altro tipo, fondazioni di culto, associazioni religiose, ma soprattutto diocesi e parrocchie. Questo aiuta a spiegare l'ampio numero di edifici che vengono gestiti da questi enti, e la loro capillarità sul territorio.

Le categorie catastali in cui rientrano questi immobili sono due. La B/1 riguarda strutture di uso collettivo, come collegi, orfanotrofi, conventi, seminari, ricoveri, ospizi, mentre la B/7 è dedicata a oratori e cappelle non destinate all'esercizio pubblico del culto. Nel complesso, 24.666 edifici fanno parte della prima categoria e sono decisamente più grandi (1.433 metri quadri di superficie, in media), mentre gli altri 21.261 sono nella seconda e sono di dimensioni ridotte (151 metri quadri).

Come detto, il maggior numero di immobili si trova nel Nord Italia (12.200), ma la ovvia eccezione è il Comune di Roma. Solo qui, infatti, sono registrati 1.194 edifici di enti ecclesiastici. Tra le grandi città seguono Milano (365 immobili), Torino (280), Napoli (255) e Venezia (175).

La stima di Scenari immobiliari, però, è che tra il 30% e il 40% del totale di questi edifici sia vuoto o sottoutilizzato. Non solo, ma il 40% sarebbe anche in cattivo stato di manutenzione.

Questi numeri permettono anche di pensare all'ipotesi di una valorizzazione: se gli edifici venissero rimessi in sesto, potrebbero guadagnarci sia gli enti ecclesiastici che la collettività. Infatti secondo Mario Breglia, presidente di Scenari immobiliari, "si fa strada un atteggiamento di maggiore attenzione verso l’utilizzo di questi immobili, e la tendenza in forte crescita è l’accento posto sui criteri Esg", cioè di sostenibilità sociale e ambientale. Certo la valorizzazione è un percorso lungo, che richiede prima delle analisi e solo dopo dei lavori. Insomma, per completarla possono volerci fino a tre anni.

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