Quanto dipendiamo dalla Russia per petrolio e gas e quali sono le alternative
Il Presidente Usa Joe Biden si è unito all’Unione europea e ha annunciato il bando del petrolio russo negli Stati Uniti e così si prepara a fare ora anche il Regno Unito nell’ambito delle sanzioni alla Russia per la Guerra in Ucraina. Inoltre la stessa unione Europea ha annunciato la riduzione dei due terzi del gas russo entro un anno e uno stop totale prima del 2030. Quali conseguenze avranno queste decisioni sul mondo occidentale che dipende ancora per una buona parte da petrolio e soprattutto dal gas russo? I primi segnali li stiamo già vivendo in questi giorni con i prezzi del petrolio e del gas saliti ai massimi ma potrebbero essere solo l’inizio di una impennata senza precedenti con conseguenze a cascata.
Russia terzo produttore mondiale di petrolio
In risposta alle sanzioni occidentali infatti Mosca ha già paventato il rischio di poter chiudere completamente i rubinetti di gas e petrolio come ritorsione. Nonostante Gazprom nei giorni scorsi ha continuano a ripetere che l'invio del gas naturale in Europa attraverso l'Ucraina procede normalmente, lo stesso Putin ha fatto intendere ritorsioni su questo piano, sottolineando che Mosca, a differenza di altri, sta rispettano i precedenti accordi commerciali. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha affermato che rifiutare il petrolio russo porterebbe a "conseguenze catastrofiche per il mercato globale". I più esposti dallo stop di gas e petrolio russo sono i Paesi europei. La Russia, che è il terzo produttore mondiale di petrolio, dietro gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, infatti esporta gran parte del suo greggio in Europa. Lo stesso vale per il Gas dove tra i Paesi più esposti c’è proprio l’Italia. Mosca infatti esporta in Ue quasi 3 milioni di barili di greggio al giorno mentre il gas russo rappresenta circa il 40% delle importazioni di gas naturale dell'UE. Con lo stop i prezzi del riscaldamento e dei carburanti per il trasporto aumenterebbero ancora di più con conseguenze a cascata anche sui prezzi dei beni.
Per il Gas l'Italia dipende da Mosca
Se per il petrolio la soluzione sembra più facile perché ci sono molti altri produttori, per il gas è molto più complesso rimpiazzare le forniture russe. Gli Stati Uniti hanno chiesto all'Arabia Saudita di aumentare la produzione di petrolio e comune stanno facendo leva sull’Opec che rappresenta circa il 60% del greggio scambiato a livello internazionale. Per il gas invece nell’immediato non ci sono soluzioni pratiche. “Nell’immediato non si vedono rischi per le forniture di gas, ma non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese” ha spiegato il Premier Mario Draghi.
Il piano del governo per trovare altre fonti energetiche
Per questo l’Italia si sta muovendo in più direzione per trovare alternative insieme ai partner europei. Secondo il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani "L'Europa importa circa il 46% del gas dalla Russia, l'Italia circa il 43%, è ovvio che se ci fosse un'interruzione ci sarebbero conseguenze pesanti, questo è l'errore di essere dipendenti da un Paese". Per questo Per metà anno circa il 50% del gas che importiamo dalla Russia sarà sostituito da altre fonti". L'Europa potrebbe rivolgersi agli esportatori di gas esistenti come il Qatar o l'Algeria e la Nigeria, ma ci sono ostacoli pratici come i gasdotti. Nell’immediato si pensa quindi alla riapertura di vecchie centrali elettriche a carbone ma anche nuove trivellazioni per l’estrazione di gas.