Quanto costa l’asilo nido in Italia: la classifica per regione e per provincia
Iscrivere il proprio figlio all’asilo nido spesso non è un’impresa facile: sia per i costi della retta sia per la poca disponibilità di posti, soprattutto in alcune regioni italiane. Il rapporto ‘Servizi in… Comune – Tariffe e qualità di nidi e mense’, realizzato da Cittadinanzattiva, fa emergere quello che è il quadro degli asili nido in Italia, dei loro costi, e dei servizi offerti dalle mense nelle scuole primarie. Secondo quanto riportato da Cittadinanzattiva, una famiglia media italiana con un bimbo al nido e un altro alla materna o alla primaria spende 380 euro al mese: 301 per la retta dell’asilo e 80 per la mensa.
Le tariffe sono rimaste stabili negli ultimi tre anni a livello nazionale, ma forti rimangono le differenze tra le regioni e tra i capoluoghi di provincia. Al Sud i costi sono mediamente più bassi, ma i posti disponibili sono meno: la copertura sulle utenze potenziali è solo del 7,6% contro una media nazionale del 20%.
Le rette degli asili
Nel 2017/2018 la tariffa media mensile, secondo il report di Cittadinanzattiva, è di 301 euro mensili contro i 309 registrati nel 2014/2015. Il riferimento è a una famiglia tipo, ovvero con tre persone e un minore al di sotto dei tre anni e un Isee di 19.900 euro. Il Molise è la regione più economica con una retta media di 167 euro, il Trentino Alto Adige è la più costosa con 472 euro. Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, il più caro è Lecco con 515 euro mensili. Catanzaro e Agrigento i più economici con 100 euro di retta. Negli ultimi anni gli aumenti più rilevanti si sono registrati a Chieti, Roma e Venezia.
Le città più care, dopo Lecco, sono: Bolzano (506 euro), Belluno (477), Vicenza (465), Cuneo (458). Le più economiche: Ragusa (150 euro), Cagliari (133), Vibo Valentia (129), Agrigento e Catanzaro (100). Passando invece alle regioni, le rette più care si pagano in Trentino Alto Adige (472 euro), Valle D’Aosta (398), Liguria (381), Lombardia (379) e Basilicata (359). Le più economiche: Sardegna (213 euro mensili), Puglia (212), Sicilia (197), Calabria (178) e Molise (167). La media italiana è di 301 euro mensili.
In generale, al Sud si paga di meno ma la retta non comprende tutto (pasti, pannolini e altre spese): una copertura totale si ha solo nel 3% dei casi contro percentuali del 25% al Centro e del 40% al Nord, dati che riequilibrano in parte le distanze tra le zone del paese. La disponibilità di posti rispetto alle potenziali utenze è al 19,6% in Italia ma con grosse differenze per zona: al Sud per i bambini da 0 a 2 anni la copertura è del 7,6% con il minimo in Calabria (4,1%) e in Molise (5%); al Nord è del 23% e al Centro del 26,5%.
Aumentano le liste d’attesa: dal 20% del 2013 si è passati al 26% del 2015 nonostante una riduzione del numero di domande presentate. Inoltre, il report sottolinea come, sulla base dei dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, emerga che nel 2016 su 30mila donne che hanno dato le dimissioni dal posto di lavoro, una su cinque l’ha fatto per mancato accoglimento dei figli al nido pubblico, quasi una su quattro per incompatibilità fra lavoro e assistenza al bimbo e il 5% per i costi troppo elevati per l’assistenza al neonato.
I costi della mensa
Nella scuola primaria italiana il costo medio della mensa è di 80 euro: al Nord si registrano le tariffe più alte ma comunque in calo rispetto agli scorsi anni. Al contrario, al Sud le tariffe sono più basse, ma in crescita. Mentre rimangono stabili al Centro Italia. Nella scuola dell’infanzia le mense più costose sono quelle dell’Emilia Romagna con una spesa media di 104 euro. La Sardegna è la regione più economica (60 euro). Per la scuola primaria la regione più cara rimane l’Emilia Romagna con una media di 107 euro, mentre la più economica è l’Umbria con 65 euro. Le differenze provinciali sono ancora più elevate: si passa dai 38 euro di Barletta ai 128 di Livorno.