700 morti sono come un palazzo di 175 piani, dove ad ogni piano abita una famiglia di quattro persone.
700 morti sono come mezza delle più grandi camere a gas di Auschwitz; o come 5 Gaswagen stipitati, i camion dove le camere a gas vennero sperimentate.
700 morti, a dire i loro nomi uno di seguito all'altro, ci vogliono 11 minuti.
700 morti, a scrivere i loro nomi a mano e con una penna bic, ci vogliono 35 minuti.
700 morti, a poterli mettere in fila uno dopo l'altro, fanno 1 km. e 100 metri. Ora fate attenzione: il record mondiale di corsa per i 100 metri è di Usain Bolt ed è di 9 secondi e 58 centesimi. Moltiplicatelo per undici (e aggiungeteci la fatica) e capirete quanto ci vuole all'uomo più veloce del mondo per percorrere 1 km. e 100 metri (e figuratevi a me o a voi) accanto a settecento cadaveri in fila, sempre se riuscissimo a non perdere la concentrazione e a non fermarci mai, neanche di fronte ad Alina, per esempio; perché un'Alina o una Maria di nove anni in quella barca c'erano di sicuro, e a vederle stese per terra, accanto alla mamma o al papà, non so se sarebbe possibile non perdere la concentrazione e la testa.
700 morti, a scriverne i nomi e cognomi, sono circa 8.400 battute, cioè quanto riserveranno loro le prime pagine dei giornali cartacei di domani se oggi saranno confermati 700 morti e non, per fare un esempio, solo due o trecento.
8.400 battute saranno comunque il doppio di quanto gli riserveranno fra due giorni, e circa dieci volte più di quello che scriveranno fra una settimana.
700 nomi e 8.400 battute sono molto, molto meno di quante ne sono state riservate a Matteo Salvini quando chiedeva di abolire le operazioni umanitarie di Mare Nostrum, riuscendoci.
8.400 sono le pacche che tirerei a quelli che pensavano che la Bossi-Fini fosse una buona legge per fermare l'immigrazione e i morti. Perché noi, oggi, abbiamo ancora la Bossi-Fini anche se nessuno lo dice.
700 morti sono come la tragedia più grande di sempre, che ci fa impressione perché è accaduta tutta insieme. Ma ne accadono ogni settimana, di queste tragedie, e quando c'è il sole ne accadono di più. Perché con il sole nel cielo, e il mare calmo, la gente ha coraggio e le barche partono, inseguendo la luce e trovando il fondo del mare, quando i polmoni si riempiono d'acqua e fanno aumentare il peso specifico di quel che basta per farli affondare. Altrimenti quei corpi resteranno a galla, ondeggiando con le spalle fuori e la faccia in acqua, come se avessero una maschera e guardassero i pesci. Invece no, la storia è un po' più brutta e la colpa non è dei pesci.