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Quanti profughi ucraini sono arrivati finora in Italia

Sono più di un milione e mezzo i profughi che hanno lasciato l’Ucraina con lo scoppio della guerra. In Italia sono sono giunti finora 17.286 cittadini ucraini, principalmente donne e bambini: Roma, Milano, Bologna e Napoli le città maggiormente coinvolte.
A cura di Chiara Ammendola
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Continua l'esodo della popolazione ucraina che con lo scoppio della guerra è stata costretta a lasciare le proprie case e il proprio Paese per raggiungere posti sicuri lontani dai bombardamenti. Secondo i dati forniti dall'UNHCR sarebbero più di un milione e mezzo, in dieci giorni, gli ucraini fuggiti che hanno attraversato i confini raggiungendo i vicini Paesi ma si tratta di cifre approssimative e con l'evolversi della situazione si stima che circa 4 milioni di persone potrebbero fuggire dall'Ucraina in cerca di una nuova casa.

La prima linea di accoglienza è composta dai paesi confinanti con l'Ucraina: la Polonia, l'Ungheria, la Slovacchia, la Romania e la Moldavia che hanno accolto finora il numero più alto di rifugiati. A seguire i restanti paesi dell'Unione Europea tra i quali spicca l'Italia dove, dall'inizio del conflitto, sono 17.286 i cittadini ucraini giunti, in aumento rispetto agli 11.323 di qualche giorno fa. I dati vengono aggiornati in fretta dal ministero dell'Interno visti gli arrivi che si stanno intensificando in questi giorni: le principali città interessate Roma, Milano, Bologna e Napoli, dove spesso vengono raggiunti familiari e conoscenti già presenti in Italia. Nello specifico finora hanno raggiunto le nostre città 8.608 donne, 1.682 uomini e 6.996 minori.

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Per quanto riguarda gli altri Paesi invece finora è stata la Polonia ad aver accolto il maggior numero di rifugiato ucraini: sono infatti più di un milione le persone che hanno varcato i confini del vicino Paese dove sono nati dei veri e propri accampamenti di chi è in attesa di lasciare l'Ucraina. Di gran lunga inferiore il numero di cittadini ucraini che hanno invece raggiunto Ungheria, Slovacchia, Moldavia e Romania. In queste ore c'è chi ha potuto lasciare la propria città grazie alla tregua concordata tra Russia e Ucraina per permettere l'evacuazione dei civili, ma gli unici corridoi umanitari aperti dalla Russia sono quelli che portano proprio verso la Federazione russa e la Bielorussia, suscitando la preoccupazione della maggior parte delle organizzazioni e degli osservatori internazionali.

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Come riportato dall'Agenzia ONU per i Rifugiati, che protegge e assiste le persone costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni in tutto il mondo, è in corso una risposta regionale tra le agenzie per i rifugiati, a sostegno degli sforzi dei paesi che ospitano i rifugiati. Nello specifico i governi del paese ospitante saranno supportati dalle diverse organizzazioni per garantire un accesso sicuro al territorio per i rifugiati in fuga dall'Ucraina: in Italia, come spiegato da Fabrizio Curcio, capo del dipartimento di Protezione civile, si sta mettendo insieme un sistema di monitoraggio per sapere "quante persone passano, dove passano". "Poi ovviamente stiamo lavorando a quella rete di accoglienza che sarà una rete modulare – ha continuato Curcio – dipenderà molto dai numeri. In casi di numeri elevati si passa a dover ricorrere a situazioni straordinarie come il reperimento di alberghi o l'allestimento di strutture particolari".

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Intanto l'Italia si sta organizzando per accogliere al meglio le migliaia di cittadini ucraini in arrivo nei prossimi giorni: uno dei temi principali riguarda la sicurezza sanitaria che verrà garantita attraverso l'attuazione di un'ordinanza che potrebbe entrare in vigore la prossima settimana. Al suo interno ci saranno le linee guida da seguire una volta arrivati in Italia: a tutti dovranno essere garantiti misure di sanità pubblica come i vaccini anti-Covid-19, ma anche per le altre malattie, compreso test di screening per la tubercolosi. Mentre si sta valutando la somministrazione di tamponi in entrata come spiegato dal sottosegretario alla salute Sileri, che ha spiegato che "i rifugiati godono degli stessi diritti e doveri dei cittadini italiani, compreso il requisito di green pass per attività e servizi in cui è richiesto".

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