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Quando lo Stato piomba come una malattia nella vita di un cittadino

Rateizza oltre 10mila euro di tributi allo stato, ma alla fine dei calcoli mancano 12 euro. Equitalia non ci sta e per quei 12 euro ne pretende 1000 da pagare entro due mesi. Poi ci si chiede perché i cittadini siano stanchi e delusi.
A cura di Antonio Menna
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Un uomo di Treviso va dal suo commercialista per la dichiarazione dei redditi. Il professionista calcola il dovuto. Una bella cifra, più di 10mila euro; l'uomo, con uno sforzo enorme, paga in quattro rate mensili da 2600 euro. Ma c'è un minuscolo sbaglio. Vengono versati 3 euro in meno a rata. In totale, 12 euro. Equitalia manda subito la cartella esattoriale. Con una sorpresa: ai 12 euro si aggiungono 968,82 di sanzione e 26,06 di interessi. Un debito di mille euro per un errore di dodici. L'uomo è saltato sulla sedia. Ha subito fatto ricorso. Ma è precipitato nell'angoscia. Come si può trasformare un errore di 12 euro in una cartella esattoriale di mille, che va pagata entro 60 giorni, altrimenti si passa ai pignoramenti? Come può lo Stato arrivare in maniera così violenta, folle, ottusa, cieca nella vita di un contribuente e farlo precipitare nel terrore? E come possiamo meravigliarci, di fronte a queste cose, che i cittadini siano stanchi, delusi, affranti?

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Antonio Menna, giornalista, scrittore autore tra gli altri del libro "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli".
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