Quando il carcere si affronta da bambini
Si immaginano i bambini come gli esseri umani più spensierati e felici del mondo, che vivono un'esistenza senza preoccupazioni e doveri. Non per tutti i bambini, però, si prospetta una futuro sereno sin dalla nascita, soprattutto per quelli che si ritrovano rinchiusi in carcere fin dai primi giorni di vita. Le legge permette alle mamme di tenere con sè i propri figli, fino al terzo anno di età, durante il periodo di detenzione, che non sempre è breve. I minori iniziano a muovere i primi passi nel perimetro di una sterile cella, giocando con quello che riescono a trovare in un posto che di certo non è stato concepito per fini pedagogici.
Per i piccoli ‘imprigionati' spesso non c'è posto per la notte nella cella dove è rinchiusa la mamma: tante piccole creature attendono che qualcuno li porti via, che una guardia apra la cella nella quale sono rinchiusi con la propria mamma. Alcuni vengono spesso trasferiti in altre zone dei penitenziari, ad esempio l'infermeria, in quanto nelle celle non c'è posto per i bambini, i quali passano la notte lontani dal loro principale punto di riferimento. La vita per questi bambini non è affatto semplice: la felicità e il divertimento sono solo un miraggio, un ricordo che questi minori non potranno avere in relazione agli anni passati in carcere. Si lamentano, piangono e giocano cercando di sorridere un po' e di trovare un senso alle proprie giornate.
Muffa e bagni puzzolenti, questo è il carcere per i piccoli: per i bambini il trattamento è uguale a quello riservato alle madri, che in passato hanno fatto degli errori per i quali pagano anche i propri figli. Bagni maleodoranti, pareti ammuffite, il grigiore delle stanze e sbarre ovunque non rappresentano gli elementi di un ambiente sano nel quale far crescere un bambino. Le madri possono tenere i propri figli in carcere, fino a quando non compiono il terzo anno di età, secondo quanto consentito dalla legge vigente. Le detenute sono consapevoli che tali condizioni di vita sono insalubri per i propri piccoli, ma nessuna o quasi riesce a staccarsi dal proprio bambino per tanto tempo, soprattutto in un'età delicata come questa.
70 bambini reclusi nelle carceri italiane: il numero è puramente orientativo ed è destinato a crescere nel corso del tempo. Paola Severino, ministro della Giustizia, ha sottolineato il fatto che i penitenziari non sono i posti migliori nei quali far crescere i figli: "Il carcere anche nelle situazioni migliori, è un luogo incompatibile con le esigenze di socializzazione e di corretto sviluppo psico- fisico del bambino". In Italia, non esiste ancora un istituto di detenzione capace di dare la giusta assistenza ai bambini incarcerati con le rispettive madri, nonostante siano state lanciate diverse proposte in Parlamento, a partire dal 2008.