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Covid 19

Quando fare la terza dose di vaccino Covid e quanto è efficace contro la variante Omicron: i dati

Dopo quanto tempo fare la terza dose di vaccino anti Covid e qual è la sua efficacia contro la nuova variante Omicron? Ecco cosa dicono gli ultimi studi.
A cura di Andrea Centini
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La variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 preoccupa il mondo intero a causa delle capacità di fuga immunitaria e dell'estrema contagiosità, tuttavia i primi studi stanno dimostrando che la terza dose (il richiamo o booster) è efficace nel proteggere dalla forma sintomatica della COVID-19. In Italia la campagna di vaccinazione di richiamo è partita da poco meno di un mese e il governo è attivamente impegnato nel sostenerla, per evitare che la nuova variante di preoccupazione – identificata in Sudafrica alla fine di novembre – possa dilagare anche nel nostro Paese, come sta avvenendo nel Regno Unito. Dagli studi preliminari la variante Omicron risulta molto più contagiosa della variante Delta – ancora dominante nella quarta ondata della pandemia -, inoltre presenta una capacità oltre cinque volte superiore di reinfettare i guariti. La dose booster si basa solo su vaccini a mRNA (RNA messaggero), ovvero il Comirnaty di Pfizer-BioNTech e lo Spikevax di Moderna-NIAID, indipendentemente da quale ciclo vaccinale di base si è completato. In altri termini sarà possibile la somministrazione eterologa; anche chi ha ricevuto il Johnson & Johnson o il Vaxzevria di Astrazeneca riceverà obbligatoriamente un vaccino a mRNA. Il dosaggio sarà completo per lo Pfizer, ovvero 30 microgrammi in 0,3 millilitri di soluzione come le due dosi di base, mentre per il Moderna il principio attivo sarà dimezzato a 50 microgrammi in 0,25 millilitri dai 100 microgrammi delle dosi standard.

Dopo quanto tempo fare la terza dose di vaccino

Nell'ultimo rapporto sull'Epidemia di COVID-19 dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) è stato rilevato che l'efficacia dei vaccini anti Covid contro la forma sintomatica e asintomatica dell'infezione scende dal 74 percento al 39 percento a 5 mesi di distanza dall'inoculazione della seconda dose. Nonostante tale significativa riduzione, resta tuttavia elevata la protezione dalla malattia severa, pari al 93 percento entro i 5 mesi dal completamento del ciclo vaccinale di base e all'84 percento oltre i 5 mesi (rispetto ai non vaccinati). Grazie alla dose di richiamo o booster, in base ai dati diffusi dell'ISS, l'efficacia nel prevenire la diagnosi di positività al coronavirus SARS-CoV-2 e i casi di malattia severa salgono rispettivamente al 77 percento e al 93 percento. In un precedente report il calo di efficacia dei singoli vaccini a 6 mesi dalla seconda inoculazione è stato calcolato negli intervalli di 44-47 percento per AstraZeneca; 58-72 per Moderna; e 41-69 percento per Pfizer. Analisi epidemiologiche condotte in Israele hanno invece evidenziato che la terza dose abbatte fino a 9/10 volte il rischio di malattia grave a mesi di distanza dalla conclusione del ciclo base. È alla luce di questi dati che il Ministero della Salute ha raccomandato di inoculare la terza dose a 5 mesi dalla seconda, dopo una iniziale decisione di somministrarla a 6 mesi. L'incremento dello scudo immunitario è infatti significativo e ha dimostrato di “tenere a bada” anche la variante Omicron super mutata ed elusiva, capace di ridurre in modo significativo la sensibilità degli anticorpi neutralizzanti in test di laboratorio.

Quanto è efficace la terza dose di vaccino contro la variante Omicron

L'efficacia della terza dose contro la variante Omicron è stata determinata in divere indagini preliminari. L'ultima in ordine cronologico è stata pubblicata dal prestigioso Imperial College di Londra, in base alla quale la dose booster del vaccino anti Covid garantisce un'efficacia contro la malattia sintomatica dell'80 percento circa, mentre tale efficacia dopo due dosi è risultata essere compresa tra lo 0 e il 20 percento. “Questo studio fornisce ulteriori prove della misura molto sostanziale in cui Omicron può eludere l'immunità precedente data sia dall'infezione che dalla vaccinazione. Questo livello di fuga immunitaria significa che Omicron rappresenta una grave e imminente minaccia per la salute pubblica”, ha commentato il professor Neil Ferguson in un comunicato stampa, sottolineando l'importanza della dose di richiamo per affrontare la nuova variante. In precedenza un rapporto dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria (UKHSA) del Regno Unito aveva rilevato che la terza dose di vaccino Covid mostrava un'efficacia del 75 percento nel prevenire lo sviluppo della forma sintomatica della COVID-19. I risultati sono relativi a un'analisi condotta su poco meno di 600 casi di contagio da variante Omicron in cittadini britannici vaccinati (nel Regno Unito il vaccino anti Covid più somministrato è stato l'AstraZeneca). Un test di laboratorio condotto da Pfizer ha invece rilevato che la terza dose di Comirnaty è in grado di bloccare la nuova variante, aumentando di 25 volte la concentrazione di anticorpi neutralizzanti verso il nuovo ceppo rispetto alle due dosi. Il colosso farmaceutico americano ha inoltre rilevato che i titoli anticorpali dopo la dose booster sono simili a quelli osservati dopo il completamento del ciclo vaccinale di base contro il ceppo originario del virus, quello “selvatico” emerso a Wuhan, in Cina, da dove tutto è cominciato. Tutte queste ricerche dimostrano l'importanza strategica della terza dose nel contrastare la variante Omicron, identificata in Sudafrica per la prima volta alla fine di novembre.

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