Quando ci sarà il picco dei contagi Covid, secondo il professor Sebastiani
Più di 132mila contagi e 94 morti. Il bollettino diramato ieri dal Ministero della Salute restituisce l'immagine di un Paese che, nel pieno dell'estate, deve fare conti con una nuova ondata di infezioni e un aumento sia dei ricoveri che dei decessi. Ma quando inizierà a flettere la curva dei contagi? E quali sono le regioni che devono preoccupare maggiormente? Fanpage.it ha interpellato il professor Giovanni Sebastiani, primo ricercatore presso l'Istituto per le Applicazioni del Calcolo "M. Picone" del CNR.
Professore, qual è l'andamento attuale della nuova ondata di contagi?
La percentuale dei positivi ai test molecolari conferma che siamo in una fase di crescita, che tuttavia è una crescita frenata da poco più di una settimana, quando è stato raggiunto il massimo della velocità di crescita. Secondo i miei calcoli dovremmo raggiungere il massimo dei contagi tra 6/20 giorni, dopodiché inizierà una decrescita. Con i dati dei prossimi giorni potremo ridurre l'incertezza della stima.
Le infezioni di questi giorni stanno aumentando e anche la pressione sugli ospedali. Cosa dicono i numeri?
Per quanto concerne i ricoverati nei reparti ordinari siamo in una fase di crescita accelerata: l'occupazione a livello nazionale è del 12,5% ed aumenta da tre settimane e mezzo (la percentuale di partenza era del 6,5%). Crescono in modo accelerato anche i ricoveri delle terapie intensive, la cui occupazione è del 3,5% su base nazionale. L'accelerazione è in corso da tre settimane. La pressione di ingresso in terapia intensiva è anch'essa in aumento: oggi finiscono in rianimazione mediamente 45 persone al giorno rispetto alle 15 di un mese fa. Anche in questo caso la crescita è accelerata. Idem per i decessi: fino a pochi giorni fa l'andamento era lineare, ma ora siamo all'inizio di una fase di accelerazione anche del numero dei morti.
Qual è la situazione nelle varie regioni?
L'Umbria è la regione che detiene i dati peggiori come percentuale di ricoveri in area medica e terapia intensiva, in termini sia di livello che di aumento medio giornaliero. Per qualche ragione che andrebbe analizzata a fondo si tratta di un fatto ricorrente: l'Umbria, insieme alla Toscana, fu la regione in cui ebbe inizio l'espansione di Omicron del dicembre 2021. Sempre l'Umbria (insieme alla Calabria) tornò ad essere il primo cluster dell'ondata di inizio aprile. Non conosco le cause per la presenza di questi focolai nazionali: potrebbe dipendere dall'intenso pendolarismo, ma anche dal fatto che a Perugia e nella vicina Siena ci sono le uniche due università per stranieri d'Italia. Per il momento si tratta però solo di ipotesi non sostenute da alcun dato scientifico.
E le altre regioni come vanno?
Con varie sfumature il tasso di crescita dei ricoveri in area medica e terapia intensiva aumenta nella gran parte di esse. Le regioni con valore del tasso di occupazione dei reparti ordinari almeno pari pari al 15% (soglia per la vecchia zona gialla) sono Campania (15%), Liguria (16%), Basilicata (17%), Valle D'Aosta (20%), Calabria (24%), Sicilia (25%) e Umbria (32%), che supera la vecchia soglia del 30% per la zona arancione. La situazione per quanto riguarda gli aumenti medi giornalieri nei due tipi di reparti è riportata in tabella:
A questo punto, e di fronte a dati di questo tipo, sarebbe opportuno reintrodurre l'obbligo della mascherina al chiuso?
Credo che sia molto difficile farlo. Quell'obbligo veniva ampiamente ignorato anche nei mesi scorsi, figuriamoci in piena estate. Servirebbe però una potente campagna di sensibilizzazione. Bisogna far capire che il virus è ancora presente, fa danni seri ai soggetti fragili e agli anziani, e per questo è indispensabile proteggersi e proteggere gli altri. Poi non resta che augurarsi che a settembre/ottobre le case farmaceutiche mettano finalmente a punto un vaccino contro Omicron.