video suggerito
video suggerito

Quali sono state le città più inquinate d’Italia nel 2024: la classifica di Legambiente

I dati sullo smog nei capoluoghi di provincia: Frosinone è la città più inquinata d’Italia. “L’inquinamento atmosferico è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo nel nostro Paese”. L’allarme dell’associazione ambientalista.
A cura di Davide Falcioni
7 CONDIVISIONI
Immagine

Ad appena cinque anni di distanza dall'introduzione dei nuovi limiti europei sulla qualità dell'aria le città italiane devono ancora fare i conti con livelli di inquinamento allarmanti: in molte località, infatti, l’aria continua ad essere irrespirabile e i livelli di smog sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030.

È quanto emerge dal nuovo rapporto di Legambiente "Mal’Aria di città 2025", che l’associazione ambientalista ha lanciato oggi, a Milano, nel giorno di avvio della sua campagna itinerante Città2030 che, fino al 18 marzo prossimo, promuoverà nelle aree urbane un sistema di trasporto sostenibile, efficiente, accessibile e che renda le strade più sicure, a partire dagli utenti più deboli come i pedoni e i ciclisti.

Legambiente, in particolare, ha esaminato i dati relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2) nei capoluoghi di provincia. Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), con 50 stazioni di rilevamento – dislocate in diverse zone dello stesso centro urbano.

Quali sono le città più inquinate d'Italia

Per il secondo anno consecutivo in cima alla classifica ci sono Frosinone (Frosinone scalo) con 70 giorni oltre i limiti consentiti e Milano (centralina di via Marche), con 68 giorni. Nel capoluogo lombardo, anche le centraline di Senato (53), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44) hanno superato il tetto massimo. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64. Anche altre centraline vicentine hanno superato i limiti: Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45. Segue Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36.

Non si sono salvate neanche le città di Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.  

Immagine

Se è vero che attualmente per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, infatti, sarebbero appena 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge.

Tra quelle più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%.

Immagine

Legambiente: "Servono azioni strutturali per ridurre l'inquinamento"

Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, "con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo. È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città".

Inquinamento atmosferico prima causa di morte prematura in Europa

Preoccupato anche Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente: "I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento, con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell'OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell'OMS per il PM10 e il 95% quelli per l'NO2. L'inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia".

Le soluzioni: puntare su trasporto pubblico e mobilità elettrica

Urge dunque cambiare rotta. Per uscire dall'emergenza smog – evidenzia Legambiente – servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell'inquinamento.

Le priorità, secondo l'associazione ambientalista, sono:

  • Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall'altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della "città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.
  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l'abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali;
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l'accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l'implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti;
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell'aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell'ozono troposferico.
7 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views