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Matteo Messina Denaro

Quali sono i documenti riservati su Matteo Messina Denaro che volevano vendere a Fabrizio Corona

Luigi Pirollo, il carabiniere arrestato nell’indagine della Dda di Palermo in merito la fuga di notizie sulla cattura di Matteo Messina Denaro, avrebbe trafugato 768 file riservati dal server dei carabinieri e li avrebbe consegnati al consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo, il quale avrebbe contattato Fabrizio Corona.
A cura di Susanna Picone
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"Risulta accertato, innanzitutto, il tentativo posto in essere da Giorgio Randazzo di vendere al noto Fabrizio Corona e, quindi, poi, su indicazione di quest’ultimo, a Moreno Pisto (giornalista, direttore del quotidiano online Mow) numerosi file (in particolare, n. 768 file suddivisi in 14 cartelle) relativi alle indagini dei Carabinieri conseguenti all’arresto del noto latitante Matteo Messina Denaro effettuato lo scorso 16 gennaio". È questo uno dei passaggi dell'ordinanza di custodia cautelare del Gip sugli arresti del carabiniere e del politico di Mazara del Vallo accusati di aver tentato di vendere dei documenti riservati sulla cattura del boss arrestato a gennaio a Palermo.

Un tentativo emerso da un lato dalle intercettazioni eseguite nei confronti di Corona, particolarmente attivo dopo l’arresto del boss nella ricerca di “scoop” da rivendere ai media, su una delle donne che aveva avuto modo di conoscere il latitante durante le cure cui entrambi si erano sottoposti presso la Clinica La Maddalena.

Corona, che è indagato per ricettazione nell'indagine della Dda di Palermo in merito la fuga di notizie sulla cattura del boss e che ha già commentato la vicenda tramite il suo legale, in una intercettazione del 2 maggio 2023 parla di uno ‘scoop pazzesco' di cui era in possesso "un consigliere regionale di Castelvetrano" grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano proceduto alla perquisizione dei covi del latitante che avrebbero voluto ‘vendersi il materiale'".

Pirollo avrebbe trafugato oltre 700 file riservati dal server dei carabinieri e li avrebbe consegnati al consigliere comunale di Mazara del Vallo Randazzo, il quale avrebbe contattato il noto fotografo. Cosa c’era in questi files riservati sulla cattura di Matteo Messina Denaro rubati dagli archivi informatici dell'Arma e offerti in vendita a Fabrizio Corona?

Nella pendrive di cui Randazzo era in possesso sono emersi svariati documenti: c’era una cartella denominata “NO NAME” contenente numerosi files all’interno e in altre dieci sottocartelle. Dagli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria risulta che gli originali di detti files sono custoditi nel server della Compagnia Carabinieri di Mazara del Vallo, e da lì sono stati evidentemente copiati. C’era una cartella contenente files dei verbali di sommarie informazioni assunte tra l’8 e il 9 febbraio 2023.  Vi erano poi sottocartelle con files dei verbali di polizia giudiziaria relativi alle attività di perquisizioni effettuata nei confronti di Andrea Bonafede, altri files costituiti dalle scansioni di alcuni documenti sequestrati il 25 gennaio presso un covo di Campobello di Mazara e tra questi un file denominato “Agenda” contenente la scansione della rubrica dei contatti di Bonafede. C’era anche una cartella denominata “Trasmissione atti MMD”. Tra gli altri, un file contenente lo stralcio del piano d’azione che i Carabinieri del Ros avrebbero messo in pratica per coordinare le numerose perquisizioni sugli obiettivi individuati nelle ore immediatamente successive alla cattura di Messina Denaro, obiettivi tra i quali figurano immobili riconducibili a Bonafede.

Il gip di Palermo parla di "particolare spregiudicatezza" riferendosi al maresciallo dei carabinieri Pirollo e al consigliere comunale Randazzo. L'indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido.

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