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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Quali armi e tecnologie militari italiane sta impiegando Israele nella guerra a Gaza

Negli ultimi anni l’Italia ha fornito ad Israele aerei ed elicotteri per l’addestramento dei piloti dell’IAF che stanno bombardando la Striscia di Gaza, acquistando in cambio missili Spike e alcuni tra i più avanzati sistemi di sorveglianza del mondo. Ecco i legami tra il complesso militare italiano e quello israeliano.
Intervista a Antonio Mazzeo
Saggista, peace-researcher, attivista No War
A cura di Davide Falcioni
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Giorgia Meloni incontra Benjamin Netanyahu a Tel Aviv
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Negli ultimi dieci anni la collaborazione tra il complesso industriale militare italiano e quello israeliano è stata florida. Stando a quanto emerge dall'analisi  delle relazioni sull'import e l'export di armi – presentate annualmente in Parlamento – le aziende del nostro Paese hanno venduto a Israele armamenti per un valore pari a quasi 120 milioni di euro dal 2013 al 2022. Le armi acquistate dall’Italia nello stesso periodo di tempo hanno invece toccato una cifra più che doppia e pari a oltre 250 milioni di euro.

Questi numeri rappresentano però solo la punta dell'iceberg. In virtù di un accordo di collaborazione bilaterale ratificato dalle Camere nel 2005, infatti, le industrie militari israeliane e italiane hanno intrapreso una lunga e ricca serie di progetti in comune che sfuggono al controllo del Parlamento e che vedono protagonista in particolar modo Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze.

Di fatto, negli ultimi anni l'Italia ha fornito ad Israele aerei ed elicotteri per l'addestramento dei piloti dell'IAF che stanno bombardando la Striscia di Gaza, acquistando in cambio missili Spike e alcuni tra i più avanzati sistemi di sorveglianza del mondo. Ma c'è anche molto altro, come spiegato a Fanpage.it da Antonio Mazzeo, saggista e peace-researcher che analizza giorno per giorno cosa si muove nell'ambito dell'industria bellica dell'Italia e dei suoi più stretti alleati, Israele compresa.

Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo

Quando è iniziata la collaborazione tra Italia e Israele nel campo dell'industria bellica?

Le relazioni militari tra Italia e Israele risalgono a molti anni fa e sono sempre state ottime, anche quando il nostro Paese aveva rapporti privilegiati con stati del mondo arabo. Il punto di svolta, che ha dato il via a una escalation nelle importazioni ed esportazioni di armi, è arrivato con l'accordo di collaborazione bilaterale sottoscritto nel 2002 dall'allora governo Berlusconi e poi ratificato dalle Camere nel 2005. Nel corso degli anni il partenariato italo-israeliano nel settore militare si è rafforzato a prescindere dal "colore" dei governi che si sono succeduti.

Cosa prevede l'accordo bilaterale tra Italia e Israele in campo militare?

Tale accordo quadro rafforza la partnership tra le varie forze armate dei due Paesi, in particolar modo nel campo della formazione e dell'addestramento dei reparti di terra, mare e aria. C'è poi un capitolo molto importante nel comparto della ricerca e dello sviluppo dei nuovi sistemi d'arma, facilitando di fatto convenzioni e accordi tra le grandi industrie militari italiane e israeliane. In concreto, dunque, il "patto" tra Italia e Israele ha portato commesse miliardarie a partire dal 2005. Uno degli affari principali è stato il trasferimento in Israele di caccia addestratori prodotti a Venegono Inferiore dalla ex Aermacchi, oggi Leonardo Spa, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze: una parte della formazione dei piloti israeliani è avvenuta proprio in Italia.

In cambio il nostro Paese ha acquistato sistemi di intelligence satellitari. Faccio un esempio: l'Italia ha comprato quattro velivoli addetti all'intelligence Gulfstream G550 CAEW, aerei prodotti in parte negli USA che tuttavia montano sistemi radar e di telecomunicazione fabbricati in Israele. Questi mezzi sono in dotazione al 14° stormo dell'Aeronautica Militare di Pratica di Mare e vengono costantemente impiegati per operazioni di sorveglianza, intelligence e individuazione degli obiettivi nel Mar Nero nell'ambito delle operazioni NATO di contenimento del conflitto tra Russia e Ucraina. Negli ultimi anni c'è stata poi un'ulteriore escalation nei contatti Roma – Tel Aviv che ha portato a una vicenda emblematica: Leonardo DRS, controllata da Leonardo, ha fuso i suoi capitali con quelli di una società israeliana (RADA) portando alla costituzione, negli USA, di un'azienda fondamentale nel campo dei sistemi radar e di sorveglianza per le forze armate statunitensi.

Il Gulfstream G550 CAEW fornito da Israele all'Italia
Il Gulfstream G550 CAEW fornito da Israele all'Italia

Tuttavia esaminando le relazioni sulle esportazioni e le importazioni di armi, presentate periodicamente in Parlamento, emerge che tra il 2013 e il 2022 le aziende italiane hanno venduto a Israele armamenti per un valore pari a quasi 120 milioni di euro: in media circa 12 milioni di euro all’anno, un dato apparentemente non esorbitante.

È vero, i dati finanziari sono molto bassi ma non corrispondono assolutamente alla reale portata delle relazioni tra il comporto militare israeliano e quello italiano. Molti di questi accordi, infatti, sono stati sottoscritti negli Stati Uniti, di conseguenza non passano per il Parlamento italiano. L'accordo tra Leonardo e RADA è un esempio, ma c'è anche molto altro. Mentre venivano condotti i primi raid sulla Striscia di Gaza ad esempio dagli USA è giunta la notizia di una commessa a una joint venture che vede protagonisti nuovamente Leonardo e una azienda israeliana per produrre visori per i militari dell'US Army. Si tratta di commissioni dal valore complessivo di centinaia di milioni di dollari che non passano per la autorizzazioni parlamentari italiane. Non mancano poi altre triangolazioni molto particolari: Israele, sempre a titolo esemplificativo, ha avviato una scuola per piloti in Grecia e fornito a quel Paese caccia intercettori del gruppo Leonardo.

La collaborazione tra Italia e Israele ha ricadute anche in ambito civile?

Certo. Penso ad esempio al sistema di videovigilanza: molte delle tecnologie impiegate dai sistemi smart impiegati comunemente nelle nostre città sono di provenienza israeliana. Tali sistemi sono stati adottati nel 2022 in due grossi concerti dei Måneskin e di Jovanotti in Friuli per impedire registrazioni audio/video pirata da parte del pubblico.

Torniamo agli armamenti: cosa ha venduto l'Italia a Israele negli ultimi anni?

Le commesse più importanti sono indubbiamente i caccia addestratori M-346 "Master" venduti una decina di anni fa: si tratta di strumenti che al bisogno possono essere armati e che si sono rivelati fondamentali per l'aviazione israeliana, modelli su cui si formano i piloti di jet come F-16 e F-35, impiegati nel corso degli anni da Israele per bombardare obiettivi palestinesi militari e civili nella Striscia di Gaza, in Libano e Siria. Molto rilevanti anche le vendite di elicotteri addestratori prodotti da Agusta Westland in Italia e forniti da Leonardo che servono alla formazione dei piloti di elicotteri pesanti da guerra delle forze armate israeliane. Queste sono state sicuramente le commissioni più importanti, parliamo di contratti da centinaia di milioni di euro. A quanto detto va aggiunta la cooperazione in ambito satellitare: sono state firmate convenzioni tra l'Agenzia Spaziale Italiana e quella israeliana con importanti ricadute nel campo della ricerca e investimenti anche nelle università dei due Paesi. In tal senso sono stati già lanciati microsatelliti ad uso militare di produzione israeliana con vettori italiani.

E cosa acquista l’Italia da Israele, invece?

Oltre agli aerei Gulfstream G550 CAEW di cui parlavo poc'anzi, recentemente la commessa più importante da parte dell'Italia è stata l'acquisizione di missili Spike di diverso tipo, che possono cioè essere impiegati da reparti di terra, dall'Aeronautica e dalla Marina. Si tratta inoltre di un progetto in itinere: abbiamo firmato le prime due tranche, ma le forze armate italiane chiedono una fornitura ben più generosa. Faccio notare che questi razzi vengono attualmente utilizzati nella Striscia di Gaza.

Israele, esercitazione militare con USA, Gran Bretagna, Germania, Italia, Grecia, India e Francia
Israele, esercitazione militare con USA, Gran Bretagna, Germania, Italia, Grecia, India e Francia

La cooperazione militare italo-israeliana riguarda anche le armi leggere impiegate per l'invasione della Striscia di Gaza?

Sì. Beretta, ad esempio, ha da tempo esportato armi leggere a Israele. Nel frattempo alcuni reparti d'elite italiani, ad esempio i Marò, si sono dotati di armi leggere israeliane, in particolar modo mitragliatori.

È esagerato parlare della Striscia di Gaza come di una "vetrina" mondiale per i nuovi sistemi d'arma prodotti da Israele?

Non è esagerato. Tutt'altro: è sufficiente entrare nei principali siti israeliani legati al complesso militare, ad esempio Israel Defense, in lingua inglese, per rendersi conto di come questa guerra venga utilizzata anche come modello propagandistico dei nuovi sistemi d'arma, in particolare sistemi missilistici e "scudi" antimissile, senza dimenticare le nuove versioni di carri armati e blindati dotati di tecnologie di auto-protezione già forniti anche agli USA in accordo con l'italiana Leonardo. Non va infine dimenticata la produzione dei droni, altro fiore all'occhiello dell'industria bellica israeliana: si tratta di velivoli di grandi, medie e piccole dimensioni, in particolar modo le munizioni autoesplodenti, ovvero i cosiddetti droni kamikaze. Qui va aperto un capitolo riguardante la RVM, azienda presente in Italia a Ghedi e in Sardegna, già messa all'indice per aver esportato armi all'Arabia Saudita utilizzate per bombardare lo Yemen. Ebbene, RVM – attraverso la tedesca Rheinmetall, che la controlla – ha firmato un accordo per produrre nel nostro Paese droni kamikaze dotati di knowhow e progettazione israeliana. Sia i droni killer che quelli di intelligence stanno avendo un ruolo determinante nella guerra a Gaza di queste settimane.

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