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Psicosi coronavirus a Rovigo, fratellini cinesi in quarantena: “A scuola non li vogliamo”

L’allarme coronavirus di Wuhan sta facendo scattare la psicosi anche in Italia: i genitori della scuola elementare di Castelguglielmo hanno protestato con il dirigente scolastico e il sindaco perché non vogliono che due fratellini di origine cinese, rientrati dieci giorni fa dal Paese asiatico, tornino a scuola con il rischio di contagiare i compagni di classe. Ma l’Usl precisa: “Non c’è alcun rischio”.
A cura di Ida Artiaco
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La psicosi coronavirus di Wuhan è arrivata a Rovigo, dove due fratellini cinesi sono stati posti in quarantena a scopo precauzionale dopo essere tornati dal loro Paese nel comune di Canda, dove risiedono con la famiglia. I genitori dei loro compagni della scuola elementare di Castelguglielmo avevano protestato nei giorni scorsi con il dirigente scolastico, timorosi per i loro figli, in vista del rientro in classe dei bimbi asiatici, rispettivamente in seconda e quinta elementare, previsto per questo mercoledì. Una vera e propria rivolta, con la richiesta di evitare che quei bambini frequentino le lezioni sino a quando non saranno condotte tutte le visite mediche del caso. Non appena la notizia si è diffusa, sono arrivate decine di telefonate al preside e al sindaco, oltre che all'azienda sanitaria locale che ha specificato che al momento non c'è nessuna emergenza, anche perché nessuno dei due fratelli presenti i sintomi della polmonite virale che ha fatto finora 106 vittime. Ma poco è servito a calmare le acque.

L'Usl: "Nessun rischio contagio da coronavirus"

Stando a quanto ricostruito dalla stampa locale, i fratellini sono rientrati in Italia una decina di giorni fa, quando l'allarme per il coronavirus di Wuhan era ancora contenuto. Nessuno dei due presentava sintomi riconducibili alla patologia, come febbre alta ma tanto è bastato per far crescere la psicosi tra i genitori dei compagni di scuola. "I bambini – ha dichiarato il sindaco di Canda, Alessandro Berta – sono arrivati nel nostro Paese da una decina di giorni e stanno benissimo, come dimostrato da tutti gli accertamenti sanitari. Il tempo di completare i documenti di certificazione medica, dopo la verifica conclusiva dei servizi di malattie infettive, e, non oltre mercoledì, potranno entrare a scuola. Non c’è ragione di preoccuparsi. Anche la famiglia è stata molto collaborativa ed eseguirà nella giornata di oggi ulteriori indagini sanitarie coordinate dall’Ulss 5 in collaborazione con il pediatra, per scongiurare al massimo livello la presenza di patologia in atto". Che non ci sia neppure il sospetto di contagio è stato confermato anche da Antonio Compostella, direttore generale (Dg) dell’Usl 5 Polesana: "Il virus ha un’incubazione stimata tra i dieci e i dodici giorni. I due piccolini sono rientrati in Italia proprio da quel lasso di tempo e non hanno mostrato nemmeno un sintomo sospetto. D’intesa con i loro genitori, abbiamo concordato un ulteriore ultimo esame medico per permettere l’accesso alle lezioni, condividendo un profilo di cautela e precauzione".

Il preside: "Non possiamo bloccare l'ingresso dei bimbi a scuola"

"Alcuni genitori si sono lamentati, ma non certo tutti — è poi intervenuto il dirigente scolastico, Amos Golinelli — con lamentele, peraltro, infondate. A maggior ragione perché questi due allievi sono rientrati da una zona della Cina che non risulta nemmeno toccata dal Coronavirus. Non abbiamo alcuna norma o circolare che ci autorizzi a bloccare l'ingresso dei due bambini, pertanto attendiamo l'esito del percorso attivato dall'azienda sanitaria". Alcuni hanno mostrato anche solidarietà nei confronti dei fratellini. "Gli alunni della seconda elementare — ha raccontato il preside — hanno preparato una serie di regalini per il loro compagno, rimanendo anche un po’ delusi perché avrebbero sperato di poterglieli consegnare già lunedì. In ogni modo, insieme ai genitori è stato concordato un ultimo controllo, fugando definitivamente qualsiasi dubbio".

Allarme coronavirus di Wuhan in Italia: la situazione

In Italia non c'è stato ancora alcun caso confermato di coronavirus, che in Cina, ed in particolare nella città-focolaio di Wuhan, ha già fatto 106 vittime e più di 1300 contagi. Tuttavia, nonostante gli appelli di esperti e medici, si sta diffondendo anche nel nostro paese la psicosi legata alla polmonite virale che deriva dal coronavirus. L'ultimo allarme scattato è quello di una turista cinese di 53 anni, che è svenuta mentre si trovava con una comitiva di connazionali all'Autogrill di Serravalle, lungo l'autostrada A11 Firenze-Mare, in Toscana. Mentre veniva soccorsa, l'area di servizio è stata evacuata per almeno un'ora. Trasferita nel reparto malattie infettive dell'ospedale San Jacopo di Pistoia, si attendono i risultati delle analisi per avere conferma o meno che si tratti del temuto virus cinese, ma bisognerà attendere ancora qualche giorno.

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