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Proteste a Catania contro le politiche del governo sui migranti, dalle navi il grido: “Aiutateci”

Le navi Humanity 1 e Geo Barents sono ormeggiate in due moli diversi del porto di Catania, in attesa di far sbarcare tutti i naufraghi. Intanto cresce la protesta degli attivisti contro le politiche del governo Meloni.
A cura di Luisa Santangelo
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Alle urla dall'interno fanno da contraltare quelle dall'esterno. Nella nave Geo Barents di Medici senza frontiere, ormeggiata al molo centrale del porto di Catania, i migranti chiusi dentro provano a farsi sentire dagli attivisti antirazzisti chiusi fuori. È un dialogo fatto di torce degli smartphone accese dopo il tramonto e cartelli che ondeggiano dalle feritoie dell'imbarcazione della ong. In 214 sono ancora a bordo della nave e il nervosismo comincia a crescere: "Non riusciamo a spiegare perché alcuni sono sbarcati mentre loro non possono. Perché non c'è nessun motivo", spiega Juan Matias Gil, il capomissione di Msf.

Lo stallo di questi giorni non sembra destinato a sbloccarsi nel breve periodo. La prima nave a ormeggiare al porto di Catania è stata, sabato sera, la Humanity 1, della ong Sos Humanity. A bordo c'erano 179 persone: 144 sono state fatte scendere (donne, bambini, malati), 35 sono rimaste bloccate sull'imbarcazione. Nella tarda serata di domenica hanno inoltrato richiesta di protezione internazionale alla questura di Catania. Nel frattempo, lo staff legale della ong si è messo all'opera: secondo quanto appreso da Fanpage.it, il ricorso al Tar di Catania per ottenere lo sbarco di tutti i sopravvissuti è stato depositato ieri sera, 7 novembre 2022.

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Un secondo passaggio riguarderà, poi, il ricorso al Tar del Lazio per sostenere l'illegittimità del  decreto interministeriale che obbligherebbe il capitano della Humanity 1 a lasciare il porto di Catania una volta concluse le operazioni di sbarco. "Non ho intenzione di rispettare l'ordine, come si vede", spiega Joachim Ebeling, capitano dell'imbarcazione. "Per quanto mi riguarda – aggiunge a Fanpage.it – considero illegale lasciare il porto con dei naufraghi ancora a bordo della mia nave, a cui non sia stato dato un porto sicuro".

La linea di condotta è la stessa anche dall'altra parte dell'infrastruttura portuale catanese. Se sotto al molo di Levante è attraccata la Humanity 1, al molo centrale aspetta di conoscere il suo destino anche la Geo Barents, arrivata nel capoluogo etneo intorno alle 15.30 di domenica. A bordo c'erano più di mezzo migliaio di persone: 357 sono state sbarcate, 214 erano a bordo fino al primo pomeriggio di oggi. Poi il numero si è ridotto a 212: due migranti si sono gettati in mare dalla nave e, dopo avere raggiunto a nuoto la banchina, si sono rifiutati di mettere di nuovo piede sulla Geo Barents e hanno anticipato alle autorità etnee l'intenzione di chiedere la protezione umanitaria.

"Per quanto mi riguarda, le operazioni di sbarco non saranno concluse finché tutte le persone non saranno a terra", dice Riccardo Gatti, responsabile delle operazioni di soccorso in mare del natante di Msf. "La nave ha delle grosse limitazioni dal punto di vista della cura – aggiunge – Dobbiamo vederla come un'ambulanza. Ecco, stiamo lasciando le persone chiuse in ambulanza". Dopo settimane trascorse in navigazione.

Destino simile a quello delle 234 persone che si trovano a bordo della Ocean Viking, della ong Sos Méditerranée. Da una ventina di giorni in navigazione, molti di questi naufraghi provengono dalla Siria, secondo quanto riferito dalla organizzazione non governativa. Si tratta di 15 donne, 55 minori, dei quali 43 non accompagnati e quattro bambini sotto i quattro anni. "Auspichiamo che vengano sbarcati in un porto sicuro il prima possibile", afferma Francesco Creazzo, addetto stampa di Sos Méditerranée. La nave è in acque internazionali, nello specchio di mare che c'è di fronte alla Sicilia orientale. In attesa di sapere quanto durerà, ancora, la linea durissima del governo contro le navi dei soccorritori.

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