Protesta all’Eurovision, ambientalisti bloccano le auto: la polizia li porta via con la forza
Sono giovani, non violenti, si incatenano per "rallentare il più possibile lo sgombero della polizia" e sono convinti che "il pianeta sta morendo" a meno che non ci sia una svolta a U globale nella produzione di gas serra clima alteranti e un cambio di passo altrettanto radicale nel modello di consumo energetico. Sono questi i presupposti delle azioni del gruppo di Extinction Rebellion che nella settimana dell'Eurovision a Torino ha puntato a sensibilizzare gli artisti presenti perché prendano parola e usino la loro popolarità e la capacità di penetrazione della musica per "fare quello che i governi e i media non sono riusciti a fare – spiega Giovanni, uno degli attivisti – fare capire che il tempo sta per finire, che il cambiamento climatico del pianeta tra poco sarà irreversibile".
"In un pianeta morto – dichiara al microfono Clelia – anche la musica muore. Neanche la guerra alle porte del nostro continente sembra spaventarci. Niente ci fa rallentare e dopo la pandemia abbiamo ricominciato a correre verso il baratro. Il tempo è scaduto, ci rimane forse pochissimo tempo per limitare i danni, per elaborare strategie di adattamento e resilienza, in una modalità a bassissimo consumo di risorse e ad emissioni nulle, se non negative, da mantenere per alcuni secoli fino a che l'equilibrio non sarà ripristinato".
Il blocco stradale, durato fino alle 21, si è poi trasformato in un tentativo di presidio pacifico vicino agli ingressi del Pala Isozaki, che è stato interrotto dall'intervento delle forze dell'ordine che hanno proceduto all'evacuazione degli attivisti, al sequestro di tutti gli striscioni e all'identificazione di 60 partecipanti alla manifestazione. Di questi, 30 sono stati fermati per mezz'ora e successivamente rilasciati.