Prostituzione minorile a Bari, 16enni anche ricattate con foto: “Vorrei non fosse mai accaduto”
Prima convinte con il miraggio di soldi facili e lusso, poi costrette a versare almeno metà dei guadagni dell’attività di prostituzione e infine anche minacciate e picchiate quando si rifiutavano di consegnare i soldi pretesi. È la drammatica ricostruzione di quanto accaduto alle 16enni baresi al centro del giro di prostituzione minorile scoperto della procura del capoluogo pugliese dopo la denuncia alla polizia della madre di una delle vittime.
A raccontare degli adescamenti ad opera di alcuni donne che già si prostituivano e ora in carcere e poi dello sfruttamento da parte di queste e di due uomini, anche loro in manette, sono state le stesse 16enni, ascoltate più volte in audizione nel corso della lunga inchiesta avviata nel 2022. “Una volta, in seguito a una lite per la spartizione dei guadagni, mi minacciò di far vedere foto mie in abiti succinti ad altre persone. Anche altre volte mi ha ricattata in questo modo” ha raccontato una sedicenne agli inquirenti, accusando uno dei due giovani arrestati. Trattamento analogo sarebbe stato riservato anche un’altra vittima che voleva uscire dal giro e che ha raccontato di essere stata picchiata da alcune delle donne arrestate che si facevano chiamare Squad Girls.
Una delle 16enni ha rivelato di essere entrata nel giro proprio tramite alcune donne che aveva conosciuto ma ha ammesso di aver trascinato anche alcune coetanee e amiche di scuola. “Quando vedeva le mie storie sui social con amiche che pubblicavo su Instagram, se a lui piacevano mi chiedeva di portarle” ha rivelato la ragazza. Racconto confermato anche da un’amica che ha rivelato: “All’uscita di scuola la mia amica mi ha proposto di prostituirmi per guadagnare dei soldi. Inizialmente ho detto no poi mi ha convinto. Ci portarono in un b&b poi iniziarono ad arrivare degli uomini”. Alcuni incontri addirittura avvenivano subito dopo la scuola, a volte quando si usciva prima per assemblea o scioperi.
“I facili ed ingenti guadagni sbandierati avevano convinto la minore ad emulare l’amica nell’attività della prostituzione” sostiene il gip, rivelando che “nel corso dell’audizione, la minore si era mostrata pentita per aver ceduto al richiamo del guadagno facile”. Un pentimento che una delle ragazzine coinvolte si porta dietro ancora oggi ad anni di distanza da quei fatti. “Non lo so perché lo facevo, non avevo neanche bisogno di soldi, era forse una sfida in qualche modo” ha raccontato al Messaggero, aggiungendo: “Ora Voglio vivere una vita normale, voglio dimenticare”.