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Prostituzione, giudice di pace annulla multa al cliente: “Decide lo stato non i comuni”

Il giudice di pace ha dato ragione ad un 35enne bresciano stabilendo che “un organo diverso dallo Stato non può disciplinare la lotta alla prostituzione perché ciò esula dai suoi poteri”
A cura di A. P.
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Le multe fatte ai clienti delle prostitute di strada in base a regolamenti ideati dalle amministrazioni comunali sono nulle perché la disciplina sul tema spetta esclusivamente allo Stato. È quanto ha sostenuto il Giudice di Pace di Brescia Guido Mutti chiamato ad esprimersi sul ricorso presentato da un uomo che era stato multato dagli agenti della polizia locale bresciana dopo essere stato beccato a parlare in auto con una prostituta della zona. Come scrive l'edizione odierna del quotidiano locale Bresciaoggi, dopo aver valutato il caso, il giudice infatti ha dato ragione al ricorrente, un 35enne bresciano, annullando la multa da 500 euro inflittagli dai vigili urbani in base al regolamento di polizia urbana che punisce chi si trova con un una prostituta in strada.

A destare scalpore però è la motivazione dietro la decisione. Per il giudice, infatti, "un organo diverso dallo Stato non può disciplinare la lotta alla prostituzione perché ciò esula dai suoi poteri". Secondo il ragionamento del giudice, inoltre "a una norma secondaria è vietato contrastare una norma di tipo primario" quindi "se la prostituzione, seppur contraria al buon costume, non costituisce un'attività illecita, è preclusa la possibilità di porre delle regole che creino ostacolo o intralcio allo svolgimento di tale libertà se non mediante leggi statali, come si desume dai principi espressi da una sentenza della Corte Costituzionale".

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