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Pronto soccorso sotto stress con picco di influenza e Covid: “Attese fino a 9 ore, riformare il sistema”

L’intervista di Fanpage.it a Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), sulla situazione nei pronto soccorso degli ospedali italiani: “Siamo sotto pressione, complice il picco di influenza e Covid che potrebbe ancora peggiorare dopo la riapertura delle scuole, con tempi di attesa lunghissimi”.
Intervista a Dott. Fabio De Iaco
presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu).
A cura di Ida Artiaco
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"I pronto soccorso di Piemonte, Lombardia e Lazio, in primis, ma anche di altre regioni sono sotto pressione, complice il picco di influenza e Covid, che potrebbe aumentare ancora in vista della riapertura delle scuole dopo l'Epifania. Da anni le problematiche sono sempre le stesse e ora ci ritroviamo in questa situazione: distese di barelle nei ps con evidente difficoltà a garantire assistenza dignitosa a tutti i pazienti".

A parlare è Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), che ha Fanpage.it ha spiegato cosa sta succedendo nei pronto soccorso italiani presi d'assalto nelle ultime settimane complice la massiccia circolazione di virus respiratori, aggravando una situazione già di per sé poco facile.

Dott. De Iaco, quali sono le regioni che in questo momento sono più in affanno?

"Non escludo che lo siano anche altre, ma sono assolutamente sicuro che Piemonte, Lombardia e Lazio e il resto del Nord Italia in questo momento sono particolarmente sotto pressione".

Da cosa dipende questa situazione?

"C'entra tantissimo quello che chiamiamo picco influenzale. In realtà è un incremento importante delle malattie respiratorie diffusive, dall'influenza al Covid. Quest'ultimo nell'ultima settimana è un po' diminuito rispetto ai 7 giorni precedenti, mentre l'influenza sta continuando a salire. Il problema è che siamo in una fase che probabilmente non corrisponde ancora al picco, certamente c'è stato un netto incremento con una certa stabilità delle richieste. Quello che vedo è che nei pronto soccorso c'è stato un aumento già da una settimana di accessi e da allora questi numeri elevati si mantengono più o meno costanti. Senza dimenticare che con la riapertura delle scuole, subito dopo l'Epifania, la possibilità è che il contagio aumenti ancora. Tutto questo sta portando una quantità decisamente importante, come non la vedevamo da tempo, di pazienti fragili in pronto soccorso, in particolare di anziani, ai quali basta anche una virosi per scompensarli e per scatenare necessità di cura e addirittura di ricovero ospedaliero. Questo significa che abbiamo un netto incremento dell'attesa dei ricoveri dentro ai ps".

Cosa significa tutto questo?

"Il dato di 1100 pazienti nel Lazio e oltre 500 in Piemonte, in Lombardia hanno addirittura chiuso i ricoveri ordinari, la dice lunga. I pronto soccorso stanno facendo da valvola da sfogo di tutto un sistema che risulta insufficiente sia per quanto riguarda i posti letto sia per quando riguarda l'assistenza domiciliare. È normale che sia così, lo è da tempo, ma ora i pronto soccorso sono sotto stress, le nostre problematiche di carenza di organico e strutture inadeguate non sono minimante cambiate negli ultimi anni. Tutto questo fa sì che la situazione diventi quella che ci troviamo: distese di barelle nei ps con evidente difficoltà a garantire assistenza dignitosa a tutti i pazienti".

A livello di tempistiche lei ha qualche dato? Quanto deve aspettare un paziente medio che arriva al pronto soccorso per farsi visitare?

"Le emergenze, i cosiddetti codici rossi, vengono sempre visti i tempi relativamente brevi, 20 minuti o massimo mezz'ora, quasi in tempo reale. Per il resto le attese si stanno allungando di molto. Al momento non ho un dato numerico preciso, però posso dire che un'attesa di 3 o 4 ore per una visita di codice azzurro e anche arancione è assolutamente dignitosa, perché qui in Piemonte vedo attese anche di 8/9 ore e so che altrove sono ancora più lunghe".

Cosa dovrebbero fare secondo lei i cittadini in questa situazione?

"Ai cittadini mi sento di dire di usare responsabilmente il pronto soccorso, quindi di venire solo se c'è una reale necessità, perché presentarsi per febbre, tosse e ossa rotte è eccessivo. Naturalmente, se le situazioni sono peggiori, in presenza ad esempio di difficoltà respiratorie, di venire e di armarsi di pazienza, consapevoli del fatto che noi per primi siamo in grandissima difficoltà. E quindi che le attese saranno lunghe e che bisognerà adattarsi in una condizione di sovraffollamento spesso indegna per tutti i pazienti".

Cosa direbbe invece alle forze politiche?

"Non mi aspetto che possa esistere la bacchetta magica. Questa situazione non può essere risolta in breve tempo. Lo sappiamo bene tutti. Quello che noi ci aspettiamo dai decisori è sostanzialmente la possibilità di ragionare su una profonda riforma del servizio sanitario nazionale. Perché la situazione attuale altro non è che la spia di quello che succede in generale, tra l'insufficieza degli ospedali, della medicina domiciliare e di quella del territorio. Non bastano le misure che vengono prese per mettere delle toppe. Abbiamo bisogno di una riforma profonda che parta delle esigenze del cittadino e degli operatori e che riveda tutto il sistema. Noi stiamo lavorando con strumenti vecchi per esigenze nuove, dal momento che è cambiata l'epidemiologia di questo Paese".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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