video suggerito
video suggerito
Opinioni

Promemoria: cosa resterà del 2011

Sono tante le cose di questo 2011 che vorremmo lasciarci alle spalle e sono tante le cose che non resteranno. A cominciare da…
86 CONDIVISIONI
anno-2011

Eccoci di nuovo al momento dei bilanci e dei progetti. Come da prassi, evitando la retorica e la banalità del presunto anticonformismo, le ultime ore dell'anno portano in dote "il peso delle analisi ed il rimpianto delle occasioni mancate". E dunque, perché sottrarsi a quello che oltre ad essere un buon esercizio di memoria, è anche un modo per tenere le fila di un discorso lungo 365 giorni? Noi però, per non venir meno alla nostra funzione "poco consolatoria", avevamo pensato di cominciare dalle "cose che non vorremmo rivedere" e da quelle che invece "non resteranno malgrado tutto": un elenco parziale, casuale  e volutamente fazioso (e certamente anche retorico), come ogni bilancio che si rispetti (consentitecelo, almeno stavolta…).

Non vorremmo rivedere la violenza e la distruzione, il dramma di centinaia di migliaia di persone in Giappone, nelle Filippine, in Brasile e Turchia.

La ferocia e l'insensatezza della repressione del dissenso in Egitto, Tunisia, Siria e Libia. La ferocia e l'insensatezza di dittatori sanguinari ed autoritari. La ferocia e l'insensatezza con la quale si è scelto di risolvere i conflitti con le armi. La ferocia con la quale si è fatta mostra dei corpi insanguinati di tiranni senza scrupoli, come se fossero trofei di guerra di cui andare fieri. L'insensatezza del ricorso alla propaganda, alla costante mistificazione della realtà.

L'indecenza della politica, la difesa corporativa di privilegi e prerogative, il dilagare della corruzione a tutti i livelli delle istituzioni, l'incapacità di venire incontro ai bisogni reali dei cittadini e finanche l'insofferenza rispetto all'ipotesi di allargare realmente lo spazio della rappresentanza. Gli interessi personali come stimolo dell'azione politica, l'immobilismo delle istituzioni di fronte a problematiche sociali di enorme rilevanza, la svalutazione del concetto stesso di rappresentanza e la perdita di "contatto con la realtà" di chi invece è chiamato ad un compito di enorme importanza (e in tal senso gli esempi si sprecherebbero…).

La mediocrità della nostra classe dirigente, incapace di svolgere il proprio compito e in gran parte dedita alla cura del proprio "particulare" in una assurda logica da "autoconservazione della specie". Il trionfo del qualunquismo e della banalità, della retorica e della demagogia nella comunicazione "quotidiana" di politica e mezzi di informazione. Lo scivolamento del linguaggio che riflette il diffondersi dello "scontro" a tutti i livelli, come pratica naturale e sostitutiva del normale confronto civile, del dialogo costruttivo e della "vitale" interazione.

Scilipoti-annarella

Il costante senso di precarietà che investe la vita delle giovani generazioni, con l'impossibilità di fare progetti a media e lunga scadenza; il senso di impotenza che investe migliaia di professionisti costretti a cercare stabilità e considerazione fuori dal nostro Paese; la rabbia di migliaia di lavoratori, lasciati soli dopo anni di sacrifici, nel silenzio colpevole di istituzioni e media.

E tante cose invece rimarranno, malgrado tutto. Resterà la grande lezione di coraggio e dignità del popolo giapponese travolto da una immane sciagura.

bambino-analizzato-per-scongiurare-il-pericolo-di-contaminazione-800x540

La forza e la determinazione con la quale centinaia di migliaia di persone hanno dato vita alla "rivoluzionaria primavera araba". La protesta "romantica" di chi non si rassegna a considerare il "mondo dell'1% come il migliore possibile".

la-polizia-arresta-centinaia-di-manifestanti-sul-ponte-di-brooklyn-800x540

Resterà la certezza (non solo un'illusione) di poter incidere concretamente nella vita pubblica con la mobilitazione delle coscienze, la condivisione delle idee, il passaparola dei concetti. Resteranno quattro Sì scolpiti a futura memoria, la reazione rumorosa e determinata nei confronti di chi antepone il profitto alla felicità, la prevaricazione al confronto. Resterà la consapevolezza che, mai come in questa epoca, la partecipazione alla vita pubblica e ai meccanismi di diffusione e verifica delle informazioni acquistano un valore dirimente e conferiscono al tempo stesso "potere e responsabilità" ad ogni individuo.

Insomma, con una parafrasi piuttosto rischiosa, potremmo dire che in fin dei conti siamo finiti col diventare come il paese di Macondo, dove è necessario "rinominare" le cose, per dare loro nuovo senso e valore. A cominciare da alcune parole semplici, eppure essenziali: libertà, verità, dignità. Ah, dimenticavamo: Buon anno a tutti!

86 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views