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Produsse liquore in convento: suora patteggia 2mila euro di multa

Circa un anno fa i Nas avevano eseguito un controllo in un convento de L’Aquila, trovando un’enorme quantità di genziana. Un “ben di Dio”, è proprio il caso di dirlo, non rintracciabile, però. I carabinieri lo hanno quindi distrutto.
A cura di B. C.
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 Un anno fa fu sorpresa a coltivare genziana nel convento di San Gregorio, una frazione dell’Aquila, da cui poi avrebbe ricavato il tipico liquore digestivo abruzzese. In quell’occasione alla suora furono sequestrati 111 litri del pregiato estratto fatto in casa. Una vicenda che fece indignare il popolo del web, tanto che fu creato l’hashtag #savethegenziana. Purtroppo non ci fu nulla da fare e il liquore (illegale) fu distrutto. Oggi la suora ha patteggiato una pena pecuniaria di 2mila euro. La sua genziana è stata ritenuta irregolare perché sprovvista di etichetta (così come 48 litri di limoncello, 8 di liquore al limone-arancio, 6 di liquore al caffè, 30 chili di ortaggi e tre chili di mele) e dunque non tracciabile, sebbene la donna di chiesa e le sue consorelle abbiano più volte specificato di produrla per uso personale.

Era il dicembre del 2013 quando i Nas fecero irruzione nell’orto del convento aquilano e portarono via le numerose bottiglie di genziana. I prodotti avevano tutti il regolare permesso rilasciato alle suore per la somministrazione di alimenti agli ospiti della casa famiglia, ma erano sprovvisti dell’etichetta per la rintracciabilità. Per questo le forze dell’ordine hanno applicato l’articolo 18 del regolamento Comunitario 178/2002 Ce che prevede appunto la distruzione della merce proibita. Oltre al danno la beffa, una delle suore si è poi vista infatti costretta a patteggiare per evitare ulteriori “fraintendimenti” e per “non esporre al pubblico ludibrio le suore che svolgono una funzione sociale importantissima nella zona, con l’assistenza ai disabili”, ha spiegato l’avvocato delle sorelle.

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