Procida, i suoi marittimi e i pirati: la dolcezza del mare e l’altra faccia della medaglia
Chiunque abbia conosciuto un procidano sa bene che nella sua famiglia c'è almeno un marittimo. L'isola di Procida, infatti, lo "scoglio" più vicino a Napoli, distante dalla più blasonata Ischia soltanto mezz'ora, vanta una tradizione marinara e marittima antichissima di cui va estremamente orgogliosa. A differenza delle altre due isole del Golfo di Napoli, a Procida il turismo è un'attività collaterale, mentre la principale fonte di sostentamento delle famiglie procidane resta l'attività marittima. L'Istituto Nautico Francesco Caracciolo ha preparato migliaia di ufficiali, addetti macchinisti, comandanti, che salpano i mari dell'intero globo portando prestigio alle società di armatori sparse lungo tutto lo Stivale: da Genova a Napoli i marittimi procidani si conoscono per la loro serietà e professionalità.
Nessun isolano sa vivere bene senza mare e chiunque sia costretto a farlo sente la distanza, da quello che i romani chiamavano dio Nettuno, con terribile nostalgia. Il mare è da sempre croce e delizia, fonte di vita e morte. Oggi più che mai. Sono momenti concitati per Procida, che attende il ritorno a casa dei suoi figli, presi dai pirati. L'ansia aleggia per le viuzze dell'isola di Arturo già dall' 8 febbraio quando è stata resa nota la notizia di una petroliera italiana attaccata dai pirati. Si trattava della Savina Caylyn il cui equipaggio, composto da 22 persone, era stato sequestrato: tra queste 22 persone, c'erano, anzi ci sono, 2 procidani: il comandante della nave Giuseppe Lubrano Lavadera e Crescenzo Guardiascione. La situazione di allarme, infatti, non è ancora rientrata e sebbene la Farnesina sia in trattative con i banditi, nessuna nuova è stata resa nota. Una telefonata ha confermato che i sequestrati sarebbero in buone condizioni di salute, ma i familiari hanno udito voci tese e spaventate che, al di là delle parole, non tranquillizzano.
Così come non può tranquillizzare la notizia dell'altra nave italiana sequestrata dai pirati il 21 aprile scorso, la Rosalia D'Amato, una nave da carico che trasportava soia, a bordo della quale lavorano 21 persone, di cui 5 italiani, tra questi 2 procidani: Vincenzo Ambrosino e il giovane Gennaro Odoaldo. Come tutti sanno, quando i pirati sequestrano e dirottano una nave non lo fanno per uccidere: gli ostaggi servono vivi, sono le esce che sventolano in cambio di un riscatto. La questione è finita sui banchi del Parlamento, prima attraverso un'interrogazione al Ministero degli Affari Esteri da parte della deputata del PD Luisa Bossa, e poi durante il Question Time alla Camera in cui il deputato di Fli, Luigi Muro, ex sindaco di Procida ora Presidente del Consiglio Comunale, ha chiesto un intervento consistente del Governo sulla vicenda, che non si concluda nella delega della soluzione del caso all'armatore.
La comunità procidana attende speranzosa ma non inerme. In occasione della Festa del primo maggio sull'isola è stata organizzata una fiaccolata per manifestare la vicinanza alle famiglie dei 4 marittimi sequestrati, 2 sulla Savina Caylyn e 2 sulla Rosalia D'Amato. Così si legge nella nota diffusa dalla Pro Loco di Procida il giorno dopo la manifestazione:
Tutta l'isola si è fermata e si è raccolta intorno alle famiglie dei marittimi nelle mani dei bucanieri. […] Il 1° maggio e' la festa dei lavoratori e Procida è un' isola di marittimi e marinai. E la popolazione locale ieri ha lanciato un grido d'allarme sulle condizioni a cui sono sottoposti coloro che scelgono per amore e per necessità, la sfiancante vita al servizio del mare. Un appello affinché si rendano sicure le rotte che questi uomini di mare solcano stabilmente e si velocizzino le procedure per il rilascio dei marinai prigionieri davanti le coste del Puntland, regione semiautonoma a nord della Somalia.
Più di 2.000 persone, alcuni parlano addirittura di 3.500, hanno preso parte alla fiaccolata che ha sfilato per le strade dell'isola; grande anche la partecipazione delle associazioni presenti sull'isola che silenziosamente, in un'atmosfera intrisa di commozione e speranza, hanno manifestato il dolore per le vicende dei loro fratelli marittimi. La fiaccolata, di cui è possibile vedere le foto, è partita da Marina Chiaiolella per arrivare a Marina Grande: qui, nella chiesa di SS. Maria della Pietà e San Giovanni Battista i partecipanti si sono riuniti in una veglia di preghiera. Al termine è stata firmata una petizione indirizzata al Presidente della Repubblica Napolitano per chiedere il suo autorevole intervento sulla questione. Intanto a preoccupazione si aggiunge preoccupazione: la pirateria che dall'inizio dell'anno ha attaccato ben 142 volte agita i cuori di parenti ed amici degli altri, tantissimi, marittimi procidani e non solo.
Foto credits: Guglielmo Taliercio e Salvi Lubrano