Yara, Bossetti di nuovo in aula: “Quel dna non è mio. Se uno è innocente, non cede”
Secondo giorno di interrogatorio per Massimo Giuseppe Bossetti, unico imputato nel processo per l’omicidio della 13enne di Brembate Sopra, Yara Gambirasio. Bossetti è stato trasferito in tribunale a Bergamo, dove è presente anche la moglie Marita Comi. Il muratore di Mapello aveva già parlato davanti ai giudici nella precedente udienza e si è detto innocente. Per la prima volta oggi il 45enne, in carcere da giugno 2014, ha messo in dubbio che il dna trovato sul corpo della vittima sia suo. “Quel dna non mi appartiene”, ha detto l’uomo nel corso del suo interrogatorio. “È un dna strampalato, e che per metà non corrisponde”, ha continuato facendo riferimento alla mancata corrispondenza tra il dna nucleare e quello mitocondriale. “È dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda – ha proseguito Bossetti – visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”. La pm Letizia Ruggeri ha ricordato in aula che un giudice ha ritenuto che il presunto assassino di Yara dovesse rimanere in carcere e un altro che gli elementi a suo carico sono stati giudicati tali da sostenere un giudizio. “Evidentemente – la pm rispondendo all’imputato – la vicenda non è strampalata come dice lei”.
Bossetti e le ricerche sui siti porno
Nel corso del suo interrogatorio a Bergamo Bossetti ha anche escluso di aver mai fatto ricerche su internet su ragazzine o 13enni. “No, assolutamente – ha risposto l’imputato – sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente”. Alla domanda su chi guardava siti porno sul computer, Bossetti ha detto: “Entrambi, la sera quando mandavamo a letto i bambini per cercare un po' di intimità”, lo ammetto. E ha ribadito: “Da solo né insieme a lei non ho mai fatto quelle ricerche lì. Sono sempre stato sincero, quelle ricerche no”. L’imputato ha anche detto di essere “totalmente negato” col computer: “Chiedo aiuto soprattutto a mia moglie. Tanto che faccio ancora le fatture a mano”. Bossetti ha anche ribadito di non avere mai conosciuto Yara e di conoscere il padre “solo di vista”.
Bossetti: “Ad arrestarmi più carabinieri che per Riina”
Quando sono stato fermato “sono arrivati 30 o 40 carabinieri con le auto e le pettorine, come se fossi uno spacciatore di droga, neanche per Totó Riina”, ha continuato l’imputato. Bossetti ha detto di aver provato paura: “Avevo pensato che mi picchiassero – ha aggiunto – tutti lì insieme. In quel momento stavo svenendo”. Il muratore di Mapello ha detto anche che “nessuno gli ha spiegato cosa stesse succedendo, né perché mi stessero portando via”. Bossetti ha ricordato di aver pensato che Yara fosse stata uccisa per metterlo nei guai.
Bossetti: “Se uno è innocente, non cede”. Sul furgone: “Non è il mio”
Continuando a rispondere alle domande dei suoi avvocati Bossetti ha aggiunto: “Se uno è innocente, su che cosa deve cedere?”. I suoi difensori gli hanno chiesto rispondendo se avesse subito pressioni, in carcere, perché confessasse. “Ho ricevuto pressioni da tutti”, ha spiegato lui dicendo inoltre che sua moglie, durante i colloqui, gli fece un “quarto grado”: “Se avessi mentito me lo avrebbe letto negli occhi”. Bossetti ha parlato anche dell'autocarro che si vede nei video di sorveglianza nella zona dove è scomparsa Yara il 26 novembre del 2010 e ha affermato che non era il suo. “Si riconosce in quel video”, ha chiesto l'accusa. “No, non è il mio camion”, ha risposto l’imputato spiegando di escludere che fosse il suo perché “è una morfologia diversa, ci sono diversi cose che ho visto nel video che non raffigurano certi elementi. Ci sono varie cose che non combaciano per niente”, per esempio “la morfologia del cassone è molto diversa rispetto al mio”.
Le ultime notizie sul processo a Bossetti e l’omicidio di Yara
Quella di oggi è la seconda udienza durante la quale Massimo Bossetti ha parlato davanti ai giudici. Già venerdì scorso l’imputato aveva replicato alle domande dell’accusa dicendosi innocente e attaccando quanti hanno parlato prima di lui. “Hanno mentito tutti”, aveva detto il muratore in aula. Nelle udienze precedenti hanno testimoniato, a favore di Bossetti, anche sua moglie e sua cognata Nadia Arrigoni che, rispondendo alle domande dei legali, ha parlato del muratore come di un uomo “dolce e affettuoso”. Prima di loro è apparsa in aula anche un’altra importante testimone, una donna che ha sostenuto di aver visto il carpentiere di Mapello in macchina con una ragazzina che secondo lei era Yara nei giorni precedenti alla scomparsa della 13enne di Brembate di Sopra.