Processo Pamela, supertestimone fa dietrofront: “Non parlerò, ho paura della mafia nigeriana”
Colpo di scena nel processo Pamela Mastropietro: Vincenzo Marino, il superteste convocato per l'udienza del prossimo sei marzo, non si presenterà in aula per testimoniare contro Oseghale. È l'ultima novità del processo per il caso della diciottenne uccisa e fatta a pezzi, a Macerata un anno fa. Marino, l'ex detenuto che avrebbe ricevuto in carcere le confessioni di Innocent Oseghale, al momento unico imputato del delitto, ha scelto di smettere di collaborare con la giustizia dopo la revoca del programma di protezione testimoni per sé e la sua famiglia. Lo racconta sua moglie in una lunga lettera diffusa dall'inviato di Quarto Grado, Remo Croci.
Senza la protezione dello Stato, dunque, Marino avrebbe il timore una vendetta della mafia nigeriana, che, secondo quando gli avrebbe raccontato lo stesso Oseghale sarebbe il vero mandante dell'assassinio di Pamela. Senza la sua testimonianza potrebbe incrinarsi l'impianto accusatorio costruito dalla Procura contro il cittadino nigeriano. L'ultima udienza del processo con rito abbreviato a suo carico è andata in scena al tribunale di Macerata lo scorso 13 febbraio e già in quell'occasione i legali di Osseghale, Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, avevano negato la confessione nel carcere di Ascoli Piceno al compagno di cella Vincenzo Marino, che avrebbe dovuto testimoniare nell'udienza successiva.
Punto interrogativo, dunque, sulla strategia dell'accusa che a questo punto potrebbe cambiare la propria linea. Per quanto riguarda invece la parte civile, rappresentata dall'avvocato Valerio Verni, che è anche lo zio di Pamela, la tesi propugnata era quella del concorso di altri soggetti. Secondo i consulenti di Pamela, quini, il nigeriano non avrebbe agito da solo. Anche per loro questa novità potrebbe configurare un cambio di strategia.