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L'omicidio di Melania Rea

Processo Melania Rea: è il giorno della verità per Salvatore Parolisi

Attesa per oggi la sentenza a Teramo per l’omicidio di Melania Rea: fra poche ore il giudice stabilirà se è stato Salvatore Parolisi a uccidere sua moglie il 18 aprile del 2011. Per il caporalmaggiore dell’Esercito l’accusa ha chiesto l’ergastolo. La difesa proverà a dimostrare la sua innocenza.
A cura di Susanna Picone
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Attesa per oggi la sentenza a Teramo per l’omicidio di Melania Rea: fra poche ore il giudice stabilirà se è stato Salvatore Parolisi a uccidere sua moglie il 18 aprile del 2011. Per il caporalmaggiore dell’Esercito l’accusa ha chiesto l’ergastolo. La difesa proverà a dimostrare la sua innocenza.
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È arrivato il giorno della verità per Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’Esercito italiano accusato di aver ucciso a coltellate, il 18 aprile 2011 nel bosco di Ripe di Civitella (Teramo), sua moglie Melania Rea e madre della loro bambina di due anni e mezzo. Il tribunale di Teramo, dove si svolge l’ultima udienza, è assediato dai giornalisti, tecnici e da quanti aspettano di conoscere il verdetto del giudice. La sentenza sull’omicidio di Melania Rea sarà emessa, probabilmente in serata, dal gup Marina Tommolini. Nei giorni scorsi l’accusa ha chiesto l’ergastolo per Parolisi, in carcere da luglio 2011, il pm non gli ha riconosciuto alcuna attenuante, anzi ha aggiunto tre aggravanti particolarmente pesanti. Per l’accusa Parolisi è infatti colpevole anche di minorata difesa, crudeltà e vilipendio aggravato dall’aver voluto depistare fuori di sé la consapevolezza del delitto. Uno degli avvocati di Parolisi aveva commentato la richiesta dei pm dicendo che il suo assistito ne era rimasto “turbato”, anche se è innocente e fiducioso.

Le fasi dell’udienza: i punti della difesa per dimostrare l’innocenza di Parolisi – Oggi il processo di Teramo inizia con l’arringa difensiva del caporalmaggiore affidata ai suoi legali Valter Biscotti e Nicodemo Gentile. Poi è prevista la replica della procura, infine il gup si ritirerà in camera di consiglio per scrivere la sentenza. La difesa di Parolisi chiederà l’assoluzione per l’imputato, i legali punteranno sull’inesistenza di prove certe di colpevolezza. Biscotti e Gentile hanno fatto sapere che i loro argomenti per convincere il giudice Tommolini si articolano in cinque punti: insussistenza del reato di vilipendio del cadavere, prove scientifiche favorevoli, ora della morte non certa, testimoni arrivati solo dopo aver letto i fatti sui giornali. I legali di Parolisi ammetteranno anche le bugie dette dal loro assistito “ma come uomo e marito e non certo come assassino della moglie”. Il processo si svolge secondo il rito abbreviato a porte chiuse.

Il papà di Melania: “Un incubo senza fine” – La famiglia di Melania sarà presente, come nelle altre udienze del processo, nell’aula del tribunale di Teramo: manca la madre della giovane donna uccisa, rimasta a casa con Vittoria, la figlioletta di Melania e Salvatore. Per i familiari della donna di Somma Vesuviana l’avvocato ha formulato le richieste di risarcimento: 2.5 milioni di euro per la bambina, 1.6 milioni per i genitori di Melania, 250mila euro per il fratello Michele e 100mila euro per altri familiari. Secondo quanto ha spiegato, comunque, tutti i componenti della famiglia di Melania destinerebbero ogni somma alla bambina. La rassegnazione che nemmeno la sentenza potrà rasserenare la loro famiglia si percepisce dalle parole di Gennaro Rea, il papà della donna. Per lui, nonostante oggi la giustizia stabilità la sua verità, “l’incubo non finirà mai”. Il padre della Rea è consapevole, infatti, che qualunque sarà la sentenza “non sarà una vittoria per nessuno” perché se è vero che l’incubo processuale sarà terminato, non terminerà quello di vita che al contrario “continuerà per sempre”.

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