Processo Joele Leotta, italiano ucciso nel Kent: “Sul suo corpo 100 ferite”
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“Abbiamo trovato in Gran Bretagna un'opportunità di lavoro che in Italia non trovavamo”, questa una delle dichiarazioni fatte dal giovane Alex Galbiati, il ragazzo italiano che lo scorso ottobre fu aggredito nel Kent insieme al suo amico e compagno di stanza Joele Leotta, che quella notte fu ucciso. Nella sua deposizione alla Maidstone Crown Court nel processo per l'omicidio del 20enne di Lecco e il suo ferimento, Alex ha parlato dietro un paravento che lo ha coperto dal pubblico e dai quattro imputati, cittadini lituani fra i 21 e i 30 anni (Aleksandras Zuravliovas, 26 anni; Tomas Gelezinis, 31; Saulius Tamoliunas, 24 e il 21enne Linas Zidonis). Il giovane ha risposto alle domande del procuratore e ha ricostruito il suo legame con Joele e di come erano arrivati insieme dall’Italia in Inghilterra (solo pochi giorni prima dell’aggressione) per trovare lavoro. Galbiati nella sua deposizione – che durerà alcuni giorni – ha affermato che prima dell'aggressione del 20 ottobre già qualcuno aveva cercato di forzare la porta della loro camera da letto.
Durante l'udienza sono stati anche mostrati dei video ripresi dalla polizia dopo l'aggressione: in uno di questi l’appartamento dei giovani italiani appare devastato e con macchie di sangue ovunque, un altro ritrae invece Alex subito dopo il ricovero in ospedale. Il giovane sopravvissuto all’aggressione appare con profonde ferite sul volto e sulla testa ed ematomi sul corpo. Secondo quanto ricostruito, gli aggressori di Joele e Alex hanno usato qualsiasi oggetto trovato in giro per colpirli: una scopa, una maniglia, il manico di una mazza per lavare i pavimenti. Alla fine del pestaggio, sul corpo senza vita di Joele sono state contate 100 ferite. È stato un “attacco insensato, di una violenza brutale, condotto sotto l’effetto dell’alcool”, ha detto l’avvocato Philippa McAtasney che rappresenta la pubblica accusa.