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Processo Eternit bis: pena ridotta all’ex amministratore Schmidheiny per le morti da amianto

Una sentenza che ha parzialmente riformato il verdetto di primo grado escludendo alcuni casi per i quali l’ex amministratore Eternit Stephan Schmidheiny è stato “assolto perché il fatto non sussiste” e valutando il “non doversi procedere” per alcuni reati considerati ormai prescritti.
A cura di Antonio Palma
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Pena ridotta nel processo d'appello bis per l’ex amministratore Eternit Stephan Schmidheiny, accusato di omicidio colposo plurimo per le morti da amianto nello stabilimento di Casale. La Corte d’Assise d’Appello di Torino infatti oggi ha confermato la sentenza di condanna per l'unico imputato ma ha ridotto la pena da 12 a 9 anni e 6 mesi di reclusione nel filone principale delle inchieste sulle morti di mesotelioma causati dalle polveri di amianto.

Una sentenza che ha parzialmente riformato il verdetto dei giudici di Novara del giugno di due anni fa escludendo alcuni casi per i quali Schmidheiny è stato “assolto perché il fatto non sussiste” e valutando il “non doversi procedere” per alcuni reati considerati ormai prescritti. Una sentenza che però non è definitiva  ma che sarà al vaglio della Cassazione, come già annunciato dai legali di Stephan Schmidheiny che invece avevano chiesto l’assoluzione piena. “Non gli si possono attribuire delle responsabilità generiche per quanto successo; lo stabilimento esisteva dal 1907 e da allora Casale è inquinata, purtroppo” aveva spiegato la difesa durante l'arringa.

Contro la sentenza ricorrerà anche la Procura che, come aveva fatto già davanti alla Corte d’Assise di Novara, nel processo di appello ha rinnovato la propria richiesta di una condanna all’ergastolo per omicidio intenzionale ritenendo che l'amministratore sapesse dei rischi connessi alla produzione nello stabilimento. "C’è una conferma importante in termini di anni di reclusione Poi per i fatti dichiarati prescritti o configurati in altro modo dovremo naturalmente leggere le motivazioni per comprendere il percorso del ragionamento della Corte" ha dichiarato la Procuratrice.

Parziale soddisfazione per la sentenza è stata espressa anche dai famigliari delle vittime. "C’è una conferma della colpa e dunque noi intendiamo questa sentenza come un’affermazione della giustizia. Speriamo che sia un contributo all’affermazione della giustizia fino in fondo, perché un disastro di questo tipo che non veda un’importante condanna sarebbe il colmo. Sarebbe il fallimento della giustizia" hanno dichiarato dall’Associazione familiari e vittime dell’amianto di Casale Monferrato.

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