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Processo Concordia: “Naufraghi sbattevano come palline del flipper”

Al processo per il naufragio della Costa Concordia in corso a Grosseto le parti civili hanno messo in evidenza, attraverso alcune intercettazioni, i momenti drammatici vissuti dai passeggeri e da parte dell’equipaggio dopo l’urto al largo del Giglio.
A cura di S. P.
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È ripreso oggi a Grosseto il processo per il naufragio della Costa Concordia che vede alla sbarra l’ex comandante Francesco Schettino. Nel corso dell’udienza di oggi è stata fatta ascoltare tra le altre cose un’intercettazione di una conversazione avvenuta tra l’ufficiale di macchina Hugo Di Piazza e un amico. Si tratta di un’intercettazione che mette in evidenzia le fasi drammatiche successive all’impatto della nave Costa Concordia al Giglio. “C’era gente che cadeva in acqua, c’era chi nuotava, altre persone sbattevano da una parte all’altra della nave come palline del flipper. Non erano solo passeggeri, c’erano anche altri dell’equipaggio, come i filippini”: la conversazione, stando a quanto evidenziato da alcuni legali, mostra l’errore del personale di bordo di avviare parte dei passeggeri sul lato di dritta, che nell'inclinazione della nave andava verso il basso e dove si verificò la maggior parte dei decessi. Nel corso dell’udienza di oggi era attesa come testimone anche una passeggera, Angela Blanc, che avrebbe potuto raccontare al processo come morì l'amica Gabriele Grube proprio in quelle circostanze, ma che invece è stata assente per malattia. Anche altre voci di quella notte sono state fatte ascoltare per la prima volta al processo: “Non vogliono calare le scialuppe, la nave si piega e va sempre più giù. Aiutateci vi prego, ho due bambini. Ci massacrano come pecore”, così in una delle telefonate giunte al 112 da parte dei passeggeri.

La nave alla motovedetta: “Trainateci” – A Grosseto ha parlato inoltre il maggiore dei carabinieri Andrea Lachi, chiamato a testimoniare sulle indagini di polizia giudiziaria svolte sul naufragio. Da quanto testimoniato dall’ufficiale, la sera del dramma del Giglio, dalla nave Costa Concordia chiesero a una motovedetta della guardia di finanza di venire trainati, ma i militari a bordo commentarono, con una certa ironia, come cosa piuttosto difficile che una piccola motovedetta potesse rimorchiare una nave da crociera. Il teste ha riferito che alle 22.48 del 13 gennaio 2012  “l'ufficiale cartografo della Concordia Simone Canessa chiese alla motovedetta, su richiesta della plancia di comando, di essere trainati”, ma dopo questa richiesta risulta anche che “si sente commentare sulla motovedetta che sarebbe stato impossibile trainare una nave come la Concordia”. Una circostanza, dunque, che dimostrerebbe la poca lucidità sulla plancia di comando della Concordia. Il difensore di Schettino, come sempre presente in aula, parlando con i giornalisti ha spiegato che il comandante non ha chiesto alla motovedetta della Gdf di trainare la nave ma richiese un intervento per stabilizzare la prua con un cavo. “Quella dell'ufficiale è una sua interpretazione della circostanza – ha detto l'avvocato Laino -, perché è impossibile che una motovedetta della Gdf possa trainare una nave da crociera” come la Concordia.

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