Processo Ciro Grillo, la testimonianza di Roberta: “Le foto hard? Per loro ero solo un oggetto”
"Per quei ragazzi non ero una persona ma solo un oggetto. Si sono comportati come se non avessi un nome. Ero semplicemente un divertimento per loro. Un qualcosa che dimostrava il loro potere maschile su di me". Sono le parole i Roberta (nome di fantasia), la seconda ragazza che accusa Ciro Grillo e i suoi amici di stupro di gruppo. La giovane ha parlato durante l’udienza del processo a Tempio Pausania.
Il figlio di Beppe insieme a Vittorio Lauria, Francesco Corsiglia ed Edoardo Capritta è deve rispondere di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo-norvegese di 21 anni e di abusi su Roberta, appunto, a cui gli studenti genovesi avrebbero scattato foto hard mentre dormiva sul divano del salotto nella villa del comico. Era la sera del 17 luglio 2019 ed ora la giovane ha iniziato a raccontare in aula l’incubo subito.
"Quando ho saputo che mi sono state scattate foto hard mentre dormivo mi sono sentita come se al mondo non ci fosse sicurezza, come se fosse una cosa che potrebbe succedere tante altre volte", spiega. E ancora: "Chi commette questi atti sente di avere il potere sulla vittima. Non era rilevante che avessi un nome, ero semplicemente il loro divertimento e questo atto dimostra che loro sentissero di avere il potere".
E a proposito di quelle foto: "All’inizio nonostante avessi saputo delle fotografie che mi avevano scattato nella mia testa ho fatto finta che non esistessero. Poi andando avanti la vicenda giudiziaria mi sono dovuta fare forza e ho dovuto ammettere che era tutto vero. Sono stati momenti difficili".
Il 7 e l'8 novembre e il 13 e 14 dicembre sul banco dei testimoni salirà, invece, la principale accusatrice dei quattro, la ragazza italo-norvegese che ha denunciato di essere stata violentata. Roberta ha parlato anche della sua scelta "di andare a dormire, in quanto lei (l’amica, ndr) era appartata con Corsiglia e in quel momento pensavo che volesse avere un rapporto sessuale con lui. Nel senso, lei è libera di fare quello che vuole, io vado a dormire". Ore dopo però, quando si alza dal divano e trova lei nuda nel letto, si sente dire dall’amica: "‘Mi hanno violentata'. Io le ho chiesto: ‘Chi'? E lei mi ha detto ‘tutti'".