Caso Ciro Grillo: Silvia in aula, nuovo crollo emotivo. In un audio dice che non voleva più incontrare i 4
È cominciata stamane davanti al Tribunale di Tempio Pausania la seconda udienza del processo a Ciro Grillo e altri tre giovani per il presunto stupro di gruppo nei confronti di Silvia (nome di fantasia), la ragazza italo-norvegese che ha denunciato la violenza. La 23enne viene risentita per il secondo giorno consecutivo. Ieri, tra le lacrime, ha risposto alle domande del Procuratore Gregorio Capasso e del Presidente Marco Contu. Oggi è la volta del controesame con le domande dei legali dei 4 imputati.
Audio ascoltato in aula: la ragazza non voleva più incontrare i 4
Nell'aula è stato ascoltato un audio, collocabile nei giorni successivi la presunta violenza di gruppo, con la voce di Silvia, nel quale raccontava il 29 luglio (quindi successivamente alla data del 16 e 17 luglio 2019 del presunto stupro) a una amica di non essere voluta andare nei mesi precedenti al Bar Magenta a Milano per non dover incontrare ragazzi con i quali aveva avuto delle precedenti frequentazioni.
In un altro audio la ragazza, poi, distingue tra flirt e rapporti sessuali, che lei dice di aver avuto solo con l'unico fidanzato Nick, mentre i flirt sono semplici amicizie. In questo modo, stando alla tesi della parte civile, voleva sgombrare il campo da ogni possibile voce circa eventuali comportamenti libertini che avrebbe avuto in quanto norvegese, come nel senso comune sarebbe stato percepito.
Come ieri, nel corso della deposizione la ragazza ha avuto un crollo emotivo mentre rispondeva alle domande dei difensori dei quattro giovani genovesi: l'udienza è stata quindi sospesa per alcuni minuti, per poi riprendere. I legali continuano a evidenziare quelle che ritengono "contraddizioni" tra quello che ha riferito in aula e alcune chat, due in particolare del luglio 2019. Alla ragazza è stato chiesto di ripercorrere minuziosamente ogni passaggio della serata del 16 luglio 2019 e della notte del 17, dal bar alla discoteca Billionaire al trasferimento nella villetta della famiglia Grillo a Porto Cervo: da quando erano tutti assieme sino a quando l'amica andò a dormire.
Cosa ha detto l'avvocato Bongiorno, che difende Silvia
"Quella di oggi è un'udienza nella quale gli avvocati degli imputati, facendo il loro lavoro, stanno facendo una serie di domande di caccia all'errore. Come spesso capita in questi processi, è come se la persona offesa che ha denunciato qualcosa di grave fosse improvvisamente sul banco degli imputati e, quindi, ci sono una serie di domande su come è vestita, sulle precedenti frequentazioni, sulla scuola cattolica, dirette a tratteggiare una personalità che la mia assistita ha sempre respinto". Lo ha detto l'avvocata Giulia Bongiorno, legale della ragazza italo-norvegese che sta continuando a deporre al processo a carico di Ciro Grillo e dei suoi tre amici, accusato di stupro di gruppo.
Anche nelle chat la mia assistita ha riferito che in realtà per lei il sesso è sacro- dice ancora Bongiorno- Ci sono delle chat che sono come le scatole nere degli aerei. Nella scatola nera, cioè, si trova la verità e nella chat lei dice che per lei il sesso è sacro. Una cosa è scherzare, avere atteggiamenti amichevoli, ma a lei dava fastidio quando una norvegese veniva considerata una persona leggera".
"Voglio rispondere a tutto"
"Assolutamente non c'è stata vittimizzazione secondaria. La ragazza personalmente ha detto ‘io voglio rispondere a tutte le domande'", così l'avvocata del pool di difesa Antonella Cuccureddu, rispondendo ai giornalisti sulla deposizione della ragazza.
Le difese scavano nelle chat della vittima
L'abbandono della scuola cattolica e due chat dopo il presunto stupro tra i passaggi sottolineati dalle difese di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. La studentessa ha dovuto spiegare in aula cosa intenda quando parla, nei messaggi, di flirt e di "sacralità" dell'atto sessuale. In alcuni passaggi ci sarebbero, secondo i legali degli imputati, alcune contraddizioni che vorrebbero fare emergere rispetto ai verbali degli interrogatori e a quanto emerso già ieri in aula, nel primo giorno della sua deposizione.
Cosa ha detto il legale di Ciro Grillo e gli altri imputati
"È importante valutare la credibilità della denunciante. Il processo si gioca sulla credibilità e l'attendibilità della ragazza. Certamente ci sono elementi di contraddizione rispetto alle dichiarazioni rese dall'altra ragazza rispetto agli elementi ulteriori a cominciare dai contenuti dei telefoni". Lo ha detto l'avvocato Gennaro Velle, legale di Francesco Corsiglia, uno dei quattro giovani imputati.
L'avvocato ha ricordato anche il presunto bacio che ci sarebbe stato al Billionaire, la sera del 16 luglio 2019 tra Ciro, il figlio del fondatore del M5S, e la stessa Silvia, di cui ha parlato la scorsa udienza l'amica della giovane, "quella ragazza non è stata la sola a parlare del bacio, anche un altro testimone che era presente al Billionaire ha visto il bacio". La giovane che ha denunciato ha, invece, detto di non aver memoria di quel bacio.
Sui tempi della sentenza l'avvocato Velle dice: "Navighiamo a vista, è molto difficile parlare di una data. Bisogna ancora sentire i testi di parte civile, dei consulenti, prima di arrivare agli esami dei ragazzi c'è ancora tempo".
Cosa ha detto ieri Silvia in aula sul presunto stupro
La giovane, 19enne all'epoca dei fatti, tra le lacrime e i singhiozzi, ieri ha dato la sua versione su quanto accaduto nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2019 nel residence di Beppe Grillo, a Porto Cervo, dove si sarebbe consumata la violenza sessuale di gruppo.
"Dopo lo stupro di gruppo non avevo più voglia di vivere – ha raccontato ieri in aula Silvia -. Una sera mi misi a correre lungo i binari e volevo lanciarmi contro un treno in corsa".
Ha anche raccontato che dopo il presunto stupro avrebbe ripetuto più volte degli atti di autolesionismo: “Mi tagliuzzavo e mi graffiavo volutamente”, riferendo di avere avuto anche “disturbi alimentari importanti. Mangiavo e poi vomitavo. Assumevo sostanze per farmi del male. Mi drogavo, non volevo ricordare quello che mi era accaduto”.