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Processo Ciro Grillo

Processo Ciro Grillo, in aula le chat tra la vittima di violenza e l’amica: “Mi hanno usata, è orrendo”

Nella giornata di ieri, 8 marzo, nell’aula di Tempio Pausania è stata chiamata a testimoniare l’amica norvegese della 19enne che ha denunciato con l’accusa di violenza sessuale di gruppo Ciro Grillo e gli amici Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Ciro Grillo
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Nella giornata di venerdì, nell'aula di tribunale di Tempio Pausania era stata chiamata a testimoniare una delle amiche più care della 19enne che a fine luglio 2019 denunciò una violenza sessuale di gruppo perpetrata ai suoi danni da Ciro Grillo e i suoi tre amici, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia. Con la giovane c'era stato un lungo scambio di messaggi dopo la violenza sessuale e la 19enne aveva raccontato all'amica i terribili attimi di quella serata.

L'udienza si è tenuta l'8 marzo, giornata internazionale per i diritti della donna. In tutta Italia sono state registrate manifestazioni delle donne scese in piazza per protestare sulle disparità di genere. A tal proposito, nel pomeriggio sono stati imbrattati a Roma i manifesti degli spettacoli teatrali di Beppe Grillo con la scritta rossa "stupratore" riferita alla difesa social fatta dal fondatore del Movimento 5 Stelle nei confronti del figlio accusato di violenza.

Nel tribunale di Tempio Pausania, invece, il processo è andato avanti come sempre, anche se fuori dall'aula vi era un sit-in di vicinanza alla vittima. L'amica della 19enne è arrivata dalla Norvegia per testimoniare sui racconti della ragazza dopo la violenza del 17 luglio 2019. Nessuna domanda sul contenuto delle chat (evidentemente intercorse tra lei e la vittima dell'abuso): la traduzione è stata affidata a un perito.

Le chat restano allegate agli atti e raccontano il dolore della ragazza, costretta poi a rispondere a più di 1500 domande sulla notte dell'aggressione durante il processo in Tribunale. Una violenza nella violenza a detta delle associazioni per la tutela delle donne. Il peggioramento dello stato psicologico della ragazza era emerso con forza nell'aula di tribunale, quando la sua legale aveva chiesto che la sua audizione avvenisse in maniera protetta, nascosta da una tenda nera.

L'ulteriore testimonianza dei danni causati dal trauma era nelle chat con l'amica norvegese, avvenute ben prima della denuncia. A riportare qualche stralcio di quelle conversazioni è il quotidiano Corriere della Sera. "Mi sono sentita super usata e non so come dirlo, ma è stato orrendo – aveva raccontato all'amica in un messaggio vocale -. Mi sono sentita usata e gettata via, diciamo solo per divertimento. Non so, mi sento così sbagliata che vorrei poter ricominciare per davvero. Non so cosa fare e non so come fare".

Nelle chat con l'amica, la vittima aveva riportato i pensieri depressivi scaturiti da quella notte di violenza. "Mi ripetevo che io non mi merito niente e che qualunque cosa mi abbiano fatto, probabilmente l'ho meritata". Parole che spezzano il cuore, soprattutto alla luce di quello che è diventato poi il processo per violenza sessuale. "Ho bisogno di tirare fuori tutto quello che ho dentro, devo ricominciare. Non credo di essere depressa…anzi, sì, lo sono. Soprattutto mi sento molto delusa e onestamente in questo momento è ancora peggio della depressione".

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