Processo Alex Pompa, il ragazzo che uccise il padre per salvare la madre: “Ci avrebbe fatto a pezzi”
“Aveva gli occhi fuori dalle orbite, era incontrollabile. Quando l’ho visto girarsi e andare in cucina ho capito che l’avrebbe fatto, che ci avrebbe ammazzati tutti”, è uno dei drammatici passaggi del racconto di Alex Pompa, il ragazzo torinese di 18 anni finito a processo per aver ucciso il padre padrone con lo scopo di evitare che il genitore uccidesse la madre come aveva sempre minacciato. “Mio padre è uscito dalla camera da letto dopo una lunga telefonata con il fratello. Ha ripetuto gli insulti e le minacce che aveva già rivolto a mia madre, ma era indemoniato. È andato verso la mamma e le ha sbattuto il telefono in faccia con violenza. E allora sono intervenuto” ha ricostruito il ragazzo oggi in aula davanti ai giudici della Corte d’Assise di Torino ripercorrendo quei tragici momenti del 30 aprile 2020 quando nella loro casa di Collegno ha ucciso il padre Giuseppe durante l’ennesima colluttazione.
“Continuava a dire ‘vi ammazzo, fatevi sotto e vi faccio a pezzettini, vi ritrovano in un fosso’. Quando l’ho visto andare in cucina, verso il cassetto dei coltelli, ho capito che l’avrebbe fatto davvero: ci avrebbe ammazzati. Il mio istinto di sopravvivenza ha pensato solo ad anticiparlo. Da quel momento non ricordo più nulla” ha ricordato il diciottenne nel corso dell’udienza del processo che lo vede imputato per omicidio volontario. Un racconto drammatico che Alex Pompa ha voluto riportare per intero aiutandosi con dei fogli in cui ha deciso di riversare anche la sua storia familiare fatta di sofferenze terribili.
Ripercorrendo la sua infanzia e adolescenza Alex ha ricostruito il clima di violenza perenne che si respirava in casa per l’ossessiva gelosia da parte di suo padre. “Non poteva uscire da sola e la sera quando lui rientrava dal lavoro controllava il suo profilo Facebook. Ogni sera abbracciavamo mamma più forte pensando che il mattino dopo, forse, non l’avremmo più rivista” ha ricordato il ragazzo. Sensazioni vissute fin dall’infanzia ma che si sono intensificate nell’adolescenza quando lui e il fratello hanno cercato di opporsi agli abusi del padre subendo direttamente la sua collera. “Da piccoli io e mio fratello eravamo i suoi figli, poi siamo diventati degli ostacoli perché fisicamente ci potevamo opporre alle sue aggressioni. Ci mettevamo in mezzo quando lui cominciava a urlare e inveire contro nostra madre” ha raccontato Alex nelle sue dichiarazioni spontanee. Così è stato anche quella sera del 30 aprile quando, secondo gli inquirenti, Alex ha afferrato un coltello da un cassetto della cucina e si è scagliato contro il padre uccidendolo.