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Covid 19

Primo caso di cane positivo al Covid in Italia: “Barboncino contagiato dai padroni: non è infettivo”

Registrato in Italia il primo caso di cane positivo al Covid-19. Si tratta di una barboncina di Bitonto che avrebbe contratto il virus vivendo a stretto contatto con i padroni infetti. Tutte e quattro le persone con le quali vive sarebbero sintomatiche. A Fanpage.it, il professor Decaro afferma che la carica virale nell’animale non lo rende un veicolo di contagio.
Intervista a Prof. Nicola Decaro
Professore Ordinario di Malattie Infettive nel Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari
A cura di Gabriella Mazzeo
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il cane risultato positivo
il cane risultato positivo
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Il primo cane positivo nel nostro Paese al Covid-19 è una barboncina le cui condizioni sono però buone. Purtroppo per la cucciola, però, è il primo caso in Italia. La notizia arriva da Bitonto, in Puglia: qui, una cagnolina di un anno è mezzo è risultata positiva al Covid-19 come tutti i componenti della sua famiglia. La cagnolina sarebbe infatti stata infettata proprio dagli umani con i quali divide gli spazi, tutti con sintomi. Lei invece sarebbe asintomatica e la sua carica virale non rappresenta un rischio di infezione per gli umani.

Il Professor Nicola Decaro, ordinario di Malattie Infettive nel Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari, ha dichiarato a Fanpage.it che un caso di positività in un animale domestico non è in realtà una novità scientifica. "Sono stati già descritti cani infetti per via dei proprietari nel mondo – spiega il professore – ed è importante dire che gli animali non rappresentano un pericolo per l'uomo. Esistono animali sintomatici e asintomatici, ma nessuno di loro può infettare le persone". Questi risultati arrivano da un progetto di ricerca che il Professor Decaro sta portando avanti dal mese di marzo 2019. "Abbiamo cercato anticorpi del Covid-19 negli animali e inizialmente abbiamo circoscritto le nostre ricerche alla Lombardia e all'Emilia Romagna – spiega ancora – mentre adesso stiamo estendendo la nostra analisi. Abbiamo già trovato anticorpi negli animali come cani e gatti in regioni molto colpite dalla prima ondata, ma non rappresentano un mezzo di infezione per gli umani".

Il contagio nei cani

Il primo caso di cane positivo al Covid nel mondo era emerso in Cina nel mese di marzo. Si trattava del volpino di pomerania di una donna di Hong Kong, anche lei positiva al Coronavirus. La donna aveva sviluppato i sintomi intorno alla metà di febbraio e così aveva iniziato un periodo di isolamento in compagnia del suo cane. Al momento del tampone, gli operatori sanitari hanno deciso di sottoporre al test anche l'animale domestico. Anche qui è emersa una positività debole al coronavirus, ma il cane è stato comunque sottoposto a quarantena. Pure questo primo caso era stato asintomatico e non pericoloso per gli esseri umani. Gli animali sono infatti molto sensibili al virus, ma non trasmettono la malattia alle persone e soprattutto non sembra che per loro sia fatale. Sono i gatti gli animali da compagnia più fragili: contraggono il Covid molto più dei cani, ma anche loro non rappresentano uno strumento di contagio per gli esseri umani.

 Il virus nei visoni

Sulla vicenda che vede l'abbattimento di 17 milioni di visoni in Danimarca poiché infetti da una nuova variante del Covid, il professore Decaro ha espresso le perplessità di una larga fetta della comunità scientifica. "Ovviamente è vero che questi animali hanno contratto il Covid e che in loro il virus è mutato. Sono positivi sempre per via di disattenzioni del personale che ha portato la malattia all'interno degli allevamenti, che già rappresentano una situazione di sovraffollamento. Abbiamo appreso della decisione di eliminare i visoni con costernazione, come chiunque, tuttavia nutriamo dei dubbi: non è assolutamente detto che il vaccino che stiamo realizzando non possa funzionare anche su questa variante di Covid. Andrebbero condotti dei test e per il momento la nuova formula ha infettato solo dodici persone, non rappresenta allo stato dei fatti un vero pericolo. Quello che sappiamo è che il visone ha un ruolo importante come amplificatore e serbatoio del virus".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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