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Primario ucciso nel 1981, la criminologa che ha riaperto il caso: “Scoperta una pista nuova”

La criminologa Antonella Delfino Pesce ha raccontato a Fanpage.it la riapertura del caso irrisolto dell’omicidio di Giorgio Montanari. Il primario della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena venne ucciso nel 1981 nel parcheggio dell’ospedale. E oggi, a distanza di 42 anni, c’è un indagato.
Intervista a Antonella Delfino Pesce
Criminologa
A cura di Eleonora Panseri
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Giorgio Montanari
Giorgio Montanari

"Sono passati 42 anni e penso che questo sia stato e sarà il caso più vecchio di cui mi sono mai occupata perché 42 anni sono davvero tantissimi. Si è arrivati sempre attraverso lo studio approfondito dei verbali, che è fondamentale per arrivare a scartare alcune ipotesi e a individuare una o due piste su cui lavorare".

Così la criminologa Antonella Delfino Pesce ha iniziato a raccontare a Fanpage.it la riapertura del cold case dell'omicidio di Giorgio Montanari, primario della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena, ucciso nel 1981 nel parcheggio dell'ospedale.

Il caso è stato riaperto, dopo che la Procura ha iscritto nel registro degli indagati il padre di un bambino che all'epoca era stato in cura presso l'ospedale, riportando gravi danni a seguito di un parto difficile.

La criminologa Antonella Delfino Pesce
La criminologa Antonella Delfino Pesce

Dottoressa, come ha iniziato a lavorare su questo caso irrisolto?

Sono arrivata al caso perché un giorno, mentre ero in pausa pranzo, mi sono imbattuta nella puntata di "Telefono Giallo", il programma di Corrado Augias. L'ho rivista un paio di volte e ogni volta mi è piaciuta sempre di più. Così ho deciso di contattare Pier Luigi Salinaro, il giornalista che nel 1981 si era occupato del caso.

Era un ex cronista di punta della Gazzetta di Modena ed, è rimasto amico della vedova Anna Ponti e si è sempre ricordato dell'omicidio Montanari. Lui non mi ha fatto neanche finire di dire: ‘Possiamo rivedere insieme i verbali e lavorarci su…' che mi ha messo subito in contatto con la moglie del primario. E lei ha firmato il mandato l'anno scorso per prendere in carico il caso.

Il primario ucciso nell'81, Giorgio Montanari, e la vedeva Anna Ponti in due foto dell'epoca.
Il primario ucciso nell'81, Giorgio Montanari, e la vedeva Anna Ponti in due foto dell'epoca.

Quali elementi nuovi sono emersi da questa rilettura?

Io non posso dare dettagli, perché c'è il segreto istruttorio, ma la pista che stiamo seguendo adesso è assolutamente nuova. Le indagini all'epoca furono fatte bene, ad ampio raggio, ma dobbiamo tenere presente che era il 1981 e allora era impensabile una repertazione del dna. Adesso invece è possibile. Tutti i reperti, quando un caso viene archiviato, dopo 10 anni vengono mandati all'Unità delitti insoluti e lì sono conservati.

La legge dice che per riaprire un caso archiviato e accedere ai reperti è necessario avere un elemento nuovo e mai sottoposto agli inquirenti. E per fortuna abbiamo trovato non solo una pista, ma anche un elemento completamente nuovo e complementare alla pista che avevo già individuato. A quel punto la riapertura è venuta da sé.

L'uomo al centro della foto con la mano vicino alla bocca e i capelli scuri è Giorgio Montanari, il primario ucciso nel 1981.
L'uomo al centro della foto con la mano vicino alla bocca e i capelli scuri è Giorgio Montanari, il primario ucciso nel 1981.

Qual è il suo approccio quando affronta un caso?

Quando riprendo in mano i verbali, mi rimetto al lavoro senza pregiudizi. Riesamino anche le piste già battute in precedenza, per me potrebbe essere sempre stato chiunque, anche una persona precedentemente indagata. Per me non fa nessuna differenza.

Come è riuscita la signora Ponti a continuare a sperare di trovare la verità dopo tutti questi anni?

Anna ha avuto una vita veramente sfortunata. Prima le hanno ammazzato il marito, poi una decina di anni fa le è morta la figlia di tumore. Ma è sempre stata una signora molto forte. Per nessuna famiglia è facile resistere 20, 30 anni senza sapere nulla, senza sapere chi è stato a uccidere un loro caro e perché.

Queste famiglie non vogliono un risarcimento, ma solo sapere chi è stato e perché. Anche se queste sono persone affrontano una lunga via crucis, perché oltre alla morte del proprio caro, quando c'è l'archiviazione del caso, si trovano completamente sole, sono sempre pronte a riprendere la battaglia.

Non ho mai incontrato familiari che abbiano detto: ‘Basta', perché aspettano e aspetteranno sempre che lo Stato dia loro una risposta.

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