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Prima unione civile a Reggio Emilia: il sì di Piergiorgio e Marco dopo 37 anni d’amore

Piergiorgio Paterlini e Marco Sotgiu sono i primi a unirsi civilmente a Reggio Emilia dopo l’approvazione della legge. “Non è un matrimonio, hanno raccontato, noi siamo uniti da 37 anni con civiltà e soprattutto con amore”.
A cura di Susanna Picone
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Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ha celebrato oggi in sala del Tricolore la prima unione civile nella storia della città. A pronunciare il fatidico “sì” i due giornalisti-scrittori Piergiorgio Paterlini, 62 anni, e Marco Sotgiu, 58 anni, a cui il primo cittadino ha anche voluto rivolgere un videomessaggio diffuso su Facebook e Youtube. Quello di Piergiorgio e Marco è stato un “sì” che rappresenta soprattutto, come ha spiegato la stessa coppia, un gesto “civile e politico, di un segno di speranza in particolare per le nuove generazioni”. “Siamo stati la prima famiglia in Italia a celebrare questa unione. Famiglia, siamo una famiglia, anche se vorrebbero definirci ‘nuova formazione sociale’”, hanno detto dopo la cerimonia. Oggi sposi? “Non è un matrimonio”, hanno inoltre spiegato a Repubblica ricordando che la loro unione dura ormai da trentasette anni “con civiltà e soprattutto amore”. Nessuna festa per i due uomini, come ben spiegato in una lettera su Facebook non hanno invitato neppure gli amici.

“Raramente abbiamo passeggiato mano nella mano, ma che stessimo insieme lo capivano tutti” – “Non siamo patetici”, dice Pier, “io ho 62 anni, lui 58, le nostre feste le abbiamo già fatte tutte, ormai sarebbero più che nozze d’argento”. I due giornalisti- scrittori ricordano però con Repubblica come nel 1979 erano solo due ragazzini poco più che ventenni che si sono innamorati in un’Italia che non conosceva neppure la parola gay: “Decidemmo solo di essere”. “Raramente abbiamo passeggiato mano nella mano, ma che stessimo insieme lo capivano tutti”, raccontano ancora. Piergiorgio Paterlini è autore del libro del 1991 “Ragazzi che amano ragazzi”: “Continuo a ricevere centinaia di lettere di adolescenti gay che hanno letto il libro e si sono riconosciuti, e io che speravo che quel libro andasse fuori corso nel giro di una generazione, invece no, c’è ancora una montagna di dolore che frana su questi ragazzi”.

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