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Omicidio di Nada Cella

Prima udienza del processo per l’omicidio di Nada Cella, il poliziotto che seguì le indagini: “Tanta omertà”

È iniziato con un’udienza fiume il processo per l’omicidio di Nada Cella, la segretaria 25enne dello studio commercialista di via Marsala, a Chiavari, uccisa il 6 maggio del 1996 nell’ufficio dove lavorava. La testimonianza del capo della squadra mobile di Genova: “Difficoltà nelle indagini. Tante persone reticenti a parlare, sfiorata l’omertà”.
A cura di Eleonora Panseri
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È iniziato con un'udienza fiume il processo per l'omicidio di Nada Cella, la segretaria 25enne dello studio commercialista di via Marsala, a Chiavari, uccisa il 6 maggio del 1996 nell'ufficio dove lavorava. Da allora sono passati 29 anni ma i parenti della vittima non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia.

La fase dibattimentale è stata avviata nella mattinata di oggi, giovedì 6 febbraio, nell'aula magna del Palazzo di Giustizia di Genova. All'udienza era presente soltanto Marco Soracco, ex datore di lavoro della ragazza, rinviato a giudizio lo scorso novembre per favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm insieme all'anziana madre, Marisa Bacchioni, oggi assente.

Grande assente anche Annalucia Cecere, ex insegnante cuneese accusata di omicidio volontario aggravato. Secondo l'accusa, la donna, che pochi mesi dopo il delitto si trasferì dalla Liguria a Cuneo, avrebbe ucciso la 25enne per rabbia e gelosia.

Per lei, che era infatuata di Soracco e voleva stare con lui, Nada Cella sarebbe stata un ostacolo. Le indagini sul caso, rimasto a lungo irrisolto, erano state riaperte nel 2021, grazie allo studio delle carte fatto dalla criminologa Antonella Delfino Pesce e dell'avvocata Sabrina Franzone.

Annalucia Cecere
Annalucia Cecere

Rigetta la questione di costituzionalità sollevata dalla difesa

Questa mattina in via preliminare è stata affrontata e rigettata la questione di costituzionalità sollevata dall'avvocato di Soracco, Andrea Vernazza, legata alla mancata motivazione nell'atto con cui era stato disposto il rinvio a giudizio da parte della Corte d'Appello di Genova. Se fosse stata accolta, avrebbe potuto costringere a uno stop e a un rinvio fino a decisione sul punto specifico.

"Siamo arrivati qui senza motivazione – aveva detto appena arrivato in aula il legale – Se un gup ti proscioglie motivatamente, il giudice che invece ti manda avanti e la pensa diversamente dovrebbe avere l'obbligo di dire perché". "Affronto con serenità il processo nonostante 29 anni di illazioni", aveva invece detto il suo assistito, unico imputato presente in aula. I tre infatti erano stati prosciolti a marzo dalla giudice Angela Nutini.

La gup aveva sostenuto che quelli portati dall’accusa fossero solo sospetti, tramite i quali non si sarebbe potuti arrivare a una “ragionevole previsione di condanna”, come invece previsto dalla nuova legge Cartabia. La decisione invece è stata ribaltata in Appello ma senza fornire le motivazioni per cui si era arrivati al rinvio a giudizio.

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La Corte d'Assise, presieduta da Massimo Cusatti, ha anche respinto la richiesta degli avvocati di Annalucia Cecere, Gianni Roffo e Susanna Martini, di escludere dal processo un'intercettazione tra Marisa Bacchioni e un'anonima. Questa resterà agli atti.

L'intercettazione telefonica riguarda una telefonata tra Bacchioni, madre del commercialista Marco Soracco, e una donna anonima. Durante il colloquio, l'anonima aveva detto: "L'ho vista che andava via col motorino, l'ho vista tutta sporca che metteva tutto sotto la sella. L'ho salutata e manco mi ha guardata. Le dico la verità. L'ho vista quindici giorni fa nel carruggio e non mi ha nemmeno guardata". Inoltre, i giudici hanno rigettato la richiesta di escludere come parte civile Eleonora Canevari, nipote di Nada Cella.

Il capo della squadra mobile che seguì le indagini: "Tante persone reticenti"

Il dibattimento è quindi proseguito con la testimonianza del capo della squadra mobile di Genova nel periodo della riapertura delle indagini nel 2021. Il dirigente Stefano Signoretti ha spiegato cosa è stato fatto.

"Nel corso delle indagini è emersa una cosa molto chiara e cioè la difficoltà, in questo caso direi abnorme, di acquisire le informazioni. Abbiamo incontrato persone reticenti, direi che si è sfiorata l'omertà. Per questo abbiamo intercettato il 99 per cento dei testimoni sentiti". L'approccio alle nuove indagini è stato a tutto campo e "come se l'omicidio fosse avvenuto il giorno prima".

Marco Soracco (Foto Facebook)
Marco Soracco (Foto Facebook)

Il nome di Cecere era già emerso all'epoca del delitto. I Carabinieri avevano ricevuto alcune segnalazioni e avevano trovato nella casa della donna alcuni bottoni compatibili con quello trovato sotto il cadavere.

Anche la polizia aveva "sfiorato quella che oggi è l'imputata – ha spiegato Signoretti – ma dopo soli 5 giorni il pubblico ministero Gebbia chiese l'archiviazione. Non risulta che il pm abbia informato la polizia (all'epoca titolare dell'indagine, ndr) di quanto raccolto dai Carabinieri e della decisione di archiviare".

La sorella di Nada: "So come sono andate le cose, ma sono state dette tante bugie"

"Io lo so come sono andate le cose, il problema è che sono state dette tante bugie da parte di chi invece doveva testimoniare il vero. Ci sono state tante persone buone, ne ho incontrate tante, ma ho visto anche il lato peggiore dell'essere umano, i tre imputati".

Con queste parole Daniela Cella, la sorella di Nada, ha commentato la fine dell'udienza all'uscita del tribunale di Genova.

Da sinistra, Nada Cella e sua sorella Daniela.
Da sinistra, Nada Cella e sua sorella Daniela.

Ai giornalisti riuniti all'esterno dell'aula, la donna ha detto anche che il processo era come la scala che ha percorso per entrare e uscire da tribunale. E, "come questa scala, un gradino alla volta andiamo avanti".

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