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Prima riempiono l’Italia di cemento poi se la fanno addosso quando piove

Da Milano a Roma, da Genova a Napoli: ogni anno facciamo i conti coi danni e con la psicosi per alluvioni e nubifragi . Scordandoci che per la prevenzione dell’emergenza idrogeologica l’Italia investe poco o nulla.
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Per carità, mi rendo conto che il titolo è facile così come lo è che salire sul carretto dello sdegno quotidiano. Ma non è esattamente questa, la condizione delle grandi città italiane, oggi? Ce la facciamo addosso non per i tornado, i cicloni, i monsoni, ma per la pioggia d'inverno. Ogni maledetto novembre c'è la paura per il Seveso che esonda a Milano e intanto si stanno spendendo fantastilioni per l'Expo 2015: grattacieli e padiglioni serviranno a prevenire i disastri dovuti allo scempio contro la natura? Non penso. Roma, oggetto di una delle più grandi speculazioni edilizie degli ultimi decenni trema per il temporale: dalla Grande Bellezza al Grande Maltempo, ignorando la cementificazione selvaggia dell'urbe. Napoli, la metropoli delle "Mani sulla città" non ne parliamo proprio: un proverbio si dice che quando piove, a Napoli, si aprono più strade che ombrelli. E poi Genova, Massa Carrara, Parma e via discorrendo. È un problema rimosso dall'agenda di governo. E invece nel selfie d'Italia oltre Matteo Renzi che sorride c'è un fiume che esonda.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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