
“Prima di Francesco eravamo invisibili, ora non torniamo indietro”: le donne trans che hanno incontrato il Papa
La notizia è arrivata come un lampo, scuotendo Roma e il mondo intero: Papa Francesco è morto ieri, lunedì 21 aprile. Il Pontefice si trovava a Casa Santa Marta, la residenza all'interno del Vaticano dove era stato trasferito dopo il ricovero al Gemelli. A comunicarlo è stato il cardinale Farrell: "Alle 7.35 il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre".
Don Andrea Conocchia è il parroco di Beata Vergine Immacolata, una piccola chiesa di Torvaianica da cui si vede il mare. Nel marzo del 2020 compì un gesto storico: portò quattro ragazze transessuali all'udienza generale del Papa. "Dissi alle ragazze di scrivere delle lettere a Papa Francesco. Di raccontare la loro storia e quello che avevano attraversato. Poi gliele feci recapitare, non potevo aspettarmi quello che sarebbe successo dopo".

Don Andrea, passeggia sul lungomare. Gli occhi si affacciano dagli occhiali tondi e l'emozione di quei giorni emerge dalle sue parole. "Erano gli inizi della pandemia, quella domenica ci dissero di chiuderci in casa e che non avremmo più potuto celebrare la Messa. Fu in quei giorni che entrai in contatto con questa realtà".
Il Covid non aveva avuto nessuna clemenza, emarginando chi già si trovava in difficoltà. In quel periodo il parroco di Torvaianica conosce quasi 150 ragazze transgender che vivevano nel territorio, molte delle quali si prostituivano. Da quel giorno l'impegno per fare qualcosa. L'invio delle lettere al cardinale Krajewski. La ricezione degli aiuti economici. E infine, l'invito alle udienze generali del mercoledì del Papa. Un'impresa che deve molto anche a Suor Geneviéve, piccola sorella di Gesù, che fin da subito ha condiviso l'impresa con don Andrea.
"Dal 2020 le ragazze transessuali di Torvaianica e di tutto il mondo, insieme a ragazzi e ragazze omosessuali, hanno assistito alle udienze" afferma don Conocchia.

Camilla è una di quelle persone che ha potuto abbracciare il Papa. Le piace stare un po' per le sue, sempre in viaggio per l'Italia, ma quando può torna nella comunità di Torvaianica. Nell'unica chiesa che l'ha accolta e non le ha negato l'ingresso, come lei stessa racconta.
"Molto spesso noi trans veniamo escluse. La Chiesa non ci guarda, nega di aprirci le porte. Don Andrea ci ha accolte subito. Papa Francesco ci ha fatto entrare in Vaticano. Potevamo abbracciarlo, parlare con lui, seguire la messa e ascoltarlo. Chi mai poteva aspettarsi una cosa simile", racconta Camilla commossa.
"Ho visto tante persone piangere sulle spalle di Papa Francesco. Una persona che si interessava veramente alle storie di chi gli si avvicina. Ogni volta che lo incontravo mi chiedeva come stavano i membri della comunità, ricordava i nomi, le storie", rievoca Don Andrea.
L’aria profuma di salsedine e quiete. Nel cortile della chiesa si sente solo qualche voce lontana, il rumore dei passi sull’acciottolato. Minerva è seduta su una panca, le mani intrecciate in grembo e un sorriso che le illumina il viso. "Prima eravamo invisibili, ma adesso non più. Facciamo parte della comunità, siamo persone come altre", afferma sorridendo. Vive a Torvaianica da anni e lavora in un alimentari. Dal 2020 ha iniziato a frequentare la parrocchia, giorno dopo giorno, creando il suo spazio nella piccola comunità del litorale laziale.
Come Minerva, anche Camilla ha trovato in quella chiesa un luogo dove sentirsi vista. Oggi, però, il suo sguardo è velato dalla tristezza. La notizia della morte di Papa Francesco è arrivata come un colpo al cuore. Ha gli occhi lucidi, la voce spezzata da un misto di dolore e inquietudine.
"Papa Francesco ha fatto così tanti passi in avanti, quello che mi fa paura è che ora che lui è morto si possa tornare indietro. A volte succede, si fa un passo avanti e tre indietro. Bisogna continuare a essere empatici, nessuno ha chiesto di nascere così. Siamo così per volontà di Dio, se non lo avesse voluto non saremmo qua", conclude.