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Preso il terzo killer del bancario di Perugia: i familiari vogliono “condanna esemplare”

Il terzo killer della rapina-omicidio di Ramazzano (Perugia) è stato arrestato. I familiari della vittima, il bancario 38enne Luca Rosi, sono sollevati, ma sperano in una condanna senza pietà.
A cura di Carmine Della Pia
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polizia perugia

Giustizia per l'omicidio di Luca Rosi, il bancario 38enne ucciso il 2 marzo scorso a Perugia, nel corso di una rapina. La Polizia rumena, in collaborazione con i carabinieri del comando provinciale di Perugia, hanno arrestato Dorel Gheorghita, ricercato per la rapina-omicidio di Ramazzano, periferia perugina. Il gip Carla Giangamboni aveva firmato l'ordinanza cautelare per l'uomo venerdì scorso, quando furono arrestati Iulian Ghiorghita e Aurel Rosu, gli altri due uomini che avevano partecipato al colpo, e accusati anche di un'altra rapina avvenuta lo scorso febbraio a Resina, a pochi chilometri da Ramazzano, quando una 54enne fu violentata dai balordi. I due romeni erano stati arrestati mentre si apprestavano a lasciare l'Italia, a bordo di un bus che effettua collegamenti con l'est Europeo.

Il dolore dei familiari – "Ora vogliamo una condanna esemplare", ha affermato Bruno Rosi, il padre della vittima, a margine dell'arresto dell'ultimo uomo accusato dell'omicidio di suo figlio Luca. "Questo arresto è un piccolo conforto", ha proseguito Rosi, "quello per la morte di mio figlio è una dolore grandissimo che mi sta demolendo". Luca è morto per aver difeso la sua compagna, Mary. Durante la rapina, i tre malviventi avevano legato tutti i presenti con i caricabatterie dei cellulari. Nell'abitazione erano presenti Luca Rosi, figlio dei proprietari della villa che si trovava lì solo per caso, la compagna Mary, sua madre e il nipotino di 9 anni. I balordi avevano chiesto la chiave della cassaforte e, prima di recarsi in camera da letto, avevano intimato alla donna, "Tu vieni". Terrorizzato da una possibile violenza sessuale, Luca Rosi era intervenuto, ma uno dei tre aveva colpito l'uomo con 5 colpi di pistola calibro 9. La compagna è stata intervistata dai cronisti del programma tv ‘La vita in diretta': "Il primo pensiero è andato a Luca. Ho pensato che finalmente avesse avuto giustizia perché avevamo dato un volto a questi assassini. Devono rimanere in carcere a vita perché nessuno può permettersi di togliere la vita a un altro essere umano".

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