Preso a pistolettate dagli spacciatori che aveva cacciato via, Savio ora è invalido: “Chiedo aiuto”
Sabino Caccavo ritorna con la mente agli avvenimenti del 2016, l’anno del terribile accaduto, e racconta del suo lavoro di addetto alla sicurezza di un locale notturno di Bisceglie. Più volte quell’anno aveva avuto a che fare con quelli che poi sarebbero stati i suoi aggressori e più volte aveva tentato di allontanarli dal locale poiché intenti a spacciare droghe. Sino ad arrivare alla notte del 12 agosto 2016 quando Savio è stato vittima di un agguato: aggredito fuori dal locale e ferito gravemente con quattro colpi di pistola. È stato ricoverato in ospedale dove è rimasto in coma. Ha subito poi diverse e difficili operazioni per rimediare alle lesioni di fegato, polmoni, intestino e gamba sinistra. Ancora oggi ha problemi respiratori dovuti alle lesioni polmonari ed è costretto ad indossare un tutore per le ferite riportate alla gamba.
Per aver svolto nel modo migliore il suo lavoro e per aver contribuito a contrastare la criminalità locale, la sua vita da quella sera è cambiata. Decisamente non in meglio però. Infatti, nonostante siano ormai passati diversi anni, Sabino oggi è ancora disoccupato. “Non riesco più a trovare lavoro, a causa dei miei problemi fisici”. Proprio a causa dei danni permanenti riportati, egli non riesce più a svolgere tutte le mansioni che svolgeva un tempo e dunque a trovare una nuova occupazione.
Vive una situazione di disagio economico grave, poiché l’unica fonte di sostentamento consiste in una pensione di 500 euro riconosciutagli dall’INAIL per l’infortunio. Assolutamente insufficienti, se si pensa che Sabino è preoccupato di provvedere anche alla sua famiglia. Nonostante i responsabili siano stati condannati, Savio non ha potuto ricevere alcun risarcimento per tutti i danni subiti in quanto gli aggressori sono risultati nullatenenti.
Nessun risarcimento, nessun lavoro, nessun aiuto. Per questo oggi si sente abbandonato a se stesso e ad un futuro incerto e teme che la sua vicenda possa essere dimenticata. La sua speranza, come uomo e come padre, è quella di ricevere una qualche forma di aiuto e di poter tornare a lavorare per riacquisire una dignità personale e poter avere così il necessario per provvedere alla sua famiglia. Il suo è un appello alle istituzioni perché situazioni come questa non vengano accantonate e perché dopo quel terribile evento di alcuni anni fa la sua vita possa finalmente ricominciare.