Presa a calci e pugni dal vicino perché lesbica, Claudia a Fanpage.it: “Non riesco a muovermi”
Omofobia? La risposta è sì. La prova è la testimonianza di Claudia, sopravvissuta a un attacco da parte del vicino violento e omofobo che vive al primo piano e che, per un litigio causato dall'ascensore mal funzionante, è uscito sul pianerottolo e le ha prima dato un calcio in pancia che l'ha fatta volare giù dalle scale e poi, non contento, le ha dato anche un pugno in viso prima di rintanarsi in casa.
La prima domanda è ovviamente legata allo stato di salute di Claudia: "Non sto tanto bene – racconta al telefono – mi hanno dato 20 giorni di prognosi, ho la testa cucita con 3 punti di sutura, mi sento tutta rotta nella schiena, ho male alla cervicale, non riesco a muovermi, ho un occhio nero".
I fatti. Venerdì 6 maggio 2022 alle 22.45 Claudia rientra a casa. Abita al terzo piano di viale Carlo Marx, nella piena periferia di Alessandria, ed è solita prendere l'ascensore per salire nel suo appartamento. L'ascensore però non funziona: "Era manomesso – racconta Claudia – così ho spinto un po' la porta e ho notato che c'era una catenella pendente. Era rotto, non saliva al piano e le porte si aprivano e si chiudevano, così ho dato dei calci alla porta per aprirla, ho fatto per aprire la porta dell’ascensore e casualmente lui, che abita al primo piano, ha aperto la sua porta e abbiamo iniziato a discutere".
"Sono anni che sono stata presa di mira nel palazzo – continua Claudia, che ha parlato a Fanpage.it appena uscita dall'ospedale lunedì 9 maggio – trovo salviette sporche nella buca delle lettere, fazzoletti sporchi, tutte cose banali ma che sono dieci anni che vanno avanti, gli stessi miei amici quando vengono a trovarmi trovano biglietti di insulti sul parabrezza".
La lotta di Claudia contro l'ascensore mal funzionante e le sue imprecazioni innervosiscono il vicino, che dal primo piano le intima di fare silenzio. La risposta di Claudia, dopo anni di discussioni, non si fa attendere e questo evidentemente scatena la furia del personaggio che, non appena lei sale le scale per andare a casa sua, la blocca con un calcio di incontro sul torso che la precipita giù dalle scale. Dieci scalini e una brutta botta che le riempie la faccia di sangue.
"Ho visto la sua cattiveria mentre mi dava il calcio – racconta con voce tremante Claudia – la sua aggressività mi ha spaventato. Mi sono rialzata insanguinata, l'ho raggiunto e lui mi ha sferrato un pugno in un occhio urlando ‘brutta lesbica di merda' e poi si è rintanato in casa. Ho chiamato il 112 e mentre battevo sulla porta di casa sua, ero sotto shock, lui sosteneva di starmi registrando col cellulare e che ero pazza".
Quando ho battuto la testa mi sono rialzata sanguinante con il taglio che poi mi è costato tre punti e gli ho detto: “Questa volta non la passi liscia”.
"Quando è arrivata la pattuglia – conclude Claudia – e mi hanno vista ridotta così hanno chiamato il 118, sono andati a parlare con lui e lui diceva che ero folle e che ero io a battere alla sua porta. Sono stata in osservazione tutta la notte, mi hanno dimessa sabato pomeriggio, sto anche andando in questura così tra qualche ora potrò dire ai quattro venti come si chiama questo omofobo, che già in passato aveva litigato con un ragazzo della zona chiamandolo ‘frocio di merda'".