Pregliasco su aumento casi Covid in Cina: “Rischio nuove varianti, in Italia riaperture siano graduali”
La pandemia di Covid-19 non è finita. Lo ripetono da giorni gli esperti e la conferma arriva nelle ultime ore dalla Cina, che ieri ha registrato 5.280 nuovi casi di Covid-19, raddoppiando i numeri segnalati domenica. Si tratta del dato più alto degli ultimi 2 anni, da quando cioè è scoppiato il primo focolaio di Coronavirus a Wuhan. Ragion per cui l'intera provincia di Jilin, con i suoi 24 milioni di abitanti, è tornata in lockdown con l'obiettivo di fermare l'avanzata del contagio. Della situazione cinese e delle eventuali ripercussioni anche in Italia e in Europa ha parlato a Fanpage.it Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano, che ha spiegato le differenze di approccio tra Pechino e il nostro Paese e cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane.
Dott. Pregliasco, cosa sta succedendo in Cina?
"Noi non sappiamo mai quanti sono stati all'epoca né quanti sono adesso precisamente i casi Covid, ma quel che è certo è che è stato segnalato un aumento. È probabile che questa situazione sia dovuta alla circolazione di Omicron, variante molto diffusiva. Loro si ritrovano però in una situazione peggiore della nostra perché con la cosiddetta strategia zero Covid hanno ridotto la quota di persone che sono immuni. Da noi invece con la mitigazione, ovvero lasciando correre il virus, un po' di gente si è infettata e ora fa da barriera. Lì partono da una popolazione completamente vergine o comunque solo in parte immunizzata con i vaccini, anche se pure da questo punto di vista non sappiamo precisamente quanti siano stati vaccinati e con quale vaccino, ma non hanno sicuramente avuto una grande campagna vaccinale".
Che conseguenze ciò può avere in Italia? Anche in Europa d'altronde si comincia a parlare di nuova ondata…
"È chiaro che più casi ci sono più varianti escono. È questo l'elemento che preoccupa e che rappresenta il maggior fattore di rischio. Al momento però non ne conosciamo di nuove rispetto ad Omicron e alle sottovarianti Omicron 2 e Omicron 3, non più cattive ma più contagiose".
Alla luce di queste considerazioni, che Pasqua ci aspetta?
"Dobbiamo affrontare tutto con estrema calma. Noi si vuole e non si può ritardare questa serie di aperture a cui andiamo incontro, ormai il sistema è rodato a prescindere dallo stato di emergenza che era più un aspetto gestionale e organizzativo. Io dico solo sì agli allentamenti ma con giudizio e con progressione. Dobbiamo per ora percorrere la strada della riapertura immaginando che dei segnali per capire esattamente cosa succederà e quale è la prospettiva, se davvero si tratta di un'altra ondata, arriveranno tra una decina di giorni, per capire cioè se al rialzo dei casi corrisponderà anche un aumento di ospedalizzazioni e decessi".
Dovremo aspettarci un ulteriore aumento dei casi nei prossimi giorni?
"Noi pensavamo più a una stagionalità della malattia, quindi ad un miglioramento con l'arrivo delle stagioni primaverile ed estiva e poi ad un rialzo autunnale. Potrebbe esserci invece un plateau durante tutto il periodo. Questo però lo scopriremo solo nel lungo periodo".