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Covid 19

Pregliasco dice che presto avremo 10mila casi al giorno e che tre Regioni diventeranno gialle

Il virologo Fabrizio Pregliasco a Fanpage.it. “Neanche i colleghi inglesi sanno perché si sta verificando da loro un abbassamento dei contagi. In Italia ci troviamo in una fase crescente, temo che diecimila casi al giorni non ce li toglie nessuno. Stiamo vedendo molti focolai e situazioni legate agli spostamenti, e regioni che cominciano ad essere in affanno: temo che la Sicilia, la Sardegna e il Lazio sono le prime candidate a rischio zona gialla”.
A cura di Ida Artiaco
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"Non sappiamo a cosa sia dovuto il calo dei contagi nel Regno Unito, dove è stato raggiunto una sorta di plateau. Anche in Italia potrebbe verificarsi una situazione del genere, ma siamo ancora in una fase crescente, per cui credo che dovremo aspettarci almeno 10mila casi al giorno e il ritorno in zona gialla di alcune regioni". Ne è convinto Fabrizio Pregliasco, virologo al dipartimento Scienze biomediche per la salute dell’università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, che a Fanpage.it ha spiegato quale è la situazione in Inghilterra, dove si è registrata una diminuzione dei contagi giornalieri in seguito all'impennata di inizio luglio, e cosa potrebbe succedere nel nostro Paese.

A cosa è dovuto il calo dei contagi che si sta registrando in Inghilterra dopo il boom dei giorni scorsi?

"Non lo sanno neanche i colleghi inglesi, però alcune ipotesi potrebbero essere collegate al fatto che c'è stata la chiusura delle scuole e la fine dell'effetto Europei, con la sua "eclissi di coscienza", ma lo capiremo col tempo. Il dato è andando consolidandosi negli ultimi giorni, abbiamo una sorta di plateau, elemento importante di continuità. Ciò che è certo è che la variante Delta ormai è dominante e deve essere considerata come il virus che circola e che il vaccino sembra tenere. Quindi penso che anche in Italia potremmo arrivare a vedere una situazione del genere nel prossimo futuro, siamo rimasti indietro proprio grazie alle aperture successive rispetto a loro, che per motivi geopolitici erano riusciti ad ottenere prima le dosi e a far partire la campagna di vaccinazione. La nostra è discreta, potrebbe andare meglio ma per ora va bene".

Rispetto ad altri paesi europei, non solo l'Inghilterra, l'Italia ha registrato un aumento dei casi ma in maniera limitata. Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi giorni?

"Noi siamo ancora in una fase crescente, temo che diecimila casi al giorni non ce li toglie nessuno. Stiamo vedendo molti focolai e situazioni legate agli spostamenti, e regioni che cominciano ad essere in affanno, con indice Rt molto alto e incidenza che va sugli 80/100 casi ogni 100mila abitanti, che se non si fossero ritoccati i parametri sarebbero già in zona gialla. Mi aspetto una fase di peggioramento, sperando non sia troppo pesante, specialmente nel momento in cui riusciamo a contenere i cluster tramite il tracciamento e se c'è responsabilità dei singoli".

Quali sono le regioni che secondo lei potrebbero diventare gialle già dalla prossima settimana?

"Temo che la Sicilia, la Sardegna e il Lazio sono le prime candidate a rischio zona gialla. Non è un problema solo di vaccinazione, ma anche di spostamenti, movida e altri assembramenti dovuti al turismo. È questo l'elemento che mi inquieta".

Quale è il consiglio che si sente di dare a chi andrà in vacanza nei prossimi giorni?

"Il nuovo galateo bisognerebbe continuare ad usarlo. Purtroppo in vacanza, e lo vediamo anche con la medicina dei viaggi, quindi per le altre patologie, si abbassa la nostra attenzione. Ma le malattie non vanno in vacanza. Bisogna continuare a comportarsi con buon senso e possibilmente, soprattutto per chi si dirige all'estero, consiglierei di farsi una assicurazione nel caso in cui si resti bloccati".

Sulla questione Green pass il governo a breve si esprimerà sul nodo scuola e trasporti. L'obbligo sarà necessario per evitare gli stessi errori dello scorso anno di ritorno dalle vacanze?

"Credo di si, mi aspetto che ci sia questa necessità per garantire una ripartenza in presenza per la scuola e che in qualche modo ci dia certezza di una continuità perché questo virus rimarrà ancora con noi per un bel po'".

Cosa ci può dire riguardo alla terza dosa di vaccino?

"È ancora troppo presto per dare una indicazione precisa. Se ne sta parlando perché studi ci dicono dopo i sei mesi dalla seconda dose comincia ad esserci qualche defiance, quindi credo che bisognerà valutare. Penso che si comincerà con una ulteriore dose di richiamo per i soggetti fragili, i più esposti. Bisognerà poi anche vedere come sarà l'andamento epidemiologico del prossimo futuro per valutare se sarà una campagna simil-influenzale sui soggetti a rischio o a livello universale. Ma un primo giro, anche con i più giovani, al momento è fondamentale".

Cosa dice a chi ancora adesso è indeciso se vaccinarsi o meno?

"La malattia non è banale, può determinare effetti anche nei più giovani, non sappiamo il Long Covid cosa riserva ai guariti quindi vale la pena evitarlo. Ma è anche un elemento di solidarietà per continuare a lavorare e a essere sereni, non è uno schermo protettivo al 100 per cento ma è un elemento che rasserena la vita quotidiana. Ed è sicuro, ce lo confermano i dati: i vaccini non sono caramelle, possono portare eventi avversi ma la probabilità è irrisoria".

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