Pregliasco dice che le riaperture nel Regno Unito sono senza senso: “Speriamo non aumentino i morti”
Dal 19 luglio il Regno Unito dirà addio a molte delle restrizioni anti Covid che i cittadini hanno osservato negli ultimi mesi, incluso l'uso delle mascherine all'interno e il distanziamento. Una decisione che sta facendo molto discutere, visto il crescente numero dei nuovi contagi collegati alla diffusione della cosiddetta variante Delta, anche se grazie alla campagna di vaccinazione le cifre relative alle ospedalizzazioni e ai decessi restano basse. "È sperabile, e secondo me dobbiamo assistere attendendo, che la mortalità, che è l'ultimo dei parametri che cresce, non aumenti in Inghilterra", ha detto all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, definendo "una decisione politica criticabile" quella presa dal premier Boris Johnson, di riaprire tutto togliendo anche l'obbligo di mascherina al chiuso a partire dal 19 luglio. "Non ha senso rovinare per motivi politici quello che si è guadagnato con la sofferenza – ha aggiunto Pregliasco -. È anche peggio dover poi fare un passo indietro come in Israele dove la mascherina l'hanno rimessa. È incomprensibile questa scelta. Bisogna continuare a monitorare i ricoveri in ospedale. Ci vuole ancora una quindicina di giorni per poter dire che complessivamente nella vita reale il vaccino ha un'azione positiva confermata".
Per Pregliasco bisogna aspettarsi una risalita dei contagi anche in Italia. "La riapertura accende la diffusione della malattia a prescindere dalla vaccinazione – ha spiegato ancora l'esperto -. Il vaccino, lo sappiamo, serve soprattutto a ridurre i casi gravi e gli effetti pesanti della malattia e non ha comunque una protezione al 100%. Noi, avendo aperto, abbiamo aumentato la probabilità di avere dei contatti. E in questa fase, più contatti abbiamo più probabilità abbiamo di incappare in un contatto infetto. Perché c'è comunque una massa di positivi". Pregliasco ha infatti concluso ricordando che "a ieri erano circa 43mila casi accertati, ma secondo me saranno almeno il triplo perché moltissimi o non arrivano alla notifica, o schivano la notifica o non sanno nemmeno di avere il Covid perché elemento caratterizzante delle varianti sembra quello di avere forme asintomatiche. Tutto questo per dire che ci sono 150mila italiani che sono positivi e potenzialmente contagiosi. Quando c'era il lockdown ognuno di noi aveva in media 2 o 3 contatti al giorno, adesso ne abbiamo 100. E poi con le varianti. Quindi la situazione sarà questa e ne ero convinto fin dall'inizio".